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Diciannove lettere rivelano i tormenti d’amore di un giovane Luigi Pirandello. I documenti, che fino a oggi non sono mai stati pubblicati, sono la testimonianza di una relazione sentimentale tra lo scrittore siciliano e Jenny Schulz Lander, una ragazza tedesca conosciuta durante il periodo di studi universitari a Bonn. “Scusami, cara Jenny, ma io non ci posso far niente! Non so più cosa faccio, cosa devo fare; sono proprio come impazzito. I miei poveri parenti soffrono molto nel vedermi così, ma non posso né dominarmi né concentrarmi; ho la morte nel cuore, e ridere mi è impossibile”, si legge.

I documenti autografi – spiega AdnKronos – sono stati rinvenuti in archivi statunitensi e tedeschi. Si trovano al centro del saggio di Giuseppe Faustini “Un amore primaverile. Inediti di Luigi Pirandello e Jenny”, edito da Mauro Pagliai.

Luigi Pirandello conobbe Jenny nel gennaio del 1890, dove stava compiendo gli studi in filologia romanza. Da subito la definì “una delle bellezze più luminose che io mi abbia mai visto”. “Vi basti sapere questo, Jenny, che se io fossi un orafo di molta fama, io vorrei spendere i di’ più belli della mia vita e tutto l’ingegno mio a lavorare per esse un solo e meraviglioso anello d’oro; e che se io fossi un artefice di numi, ritrarrei nel marmo le vostre mani e le darei a Venere celeste”, scrisse Pirandello.

Rientrato in Italia, il siciliano continuò a scrivere alla sua Jenny da Agrigento e gli pesava molto la lontananza da lei. Nel luglio 1891, da Napoli, Pirandello scriveva alla fidanzata che si sentiva trascurata: “Mia cara Jenny, sono a Napoli per far curare il mio stupido cuore che non vuole più battere bene. Domani o dopo domani partirò per Roma. Tu conosci il mio indirizzo là (Corso, 456). La Tua ultima lettera mi ha fatto male. Io non ho dimenticato né Te né Bonn, Tu sei addirittura l’unico dolce ricordo della mia vita.

Ah, Ti prego, Jenny! Non pensare male di me… Se non Ti scrivo tanto spesso, Tu devi pensare che ho ragione a fare così. Io non posso scrivere più una lettera – tanta è la mia sofferenza chiusa nel cuore. E poi – perché devo render triste anche Te? È già troppo che sono tanto triste io. Oh come spesso sono venuto col pensiero da Te di giorno e di notte e Ti ho cercato nella Tua camera e Ti ho chiesto scusa! Non mi hai sentito vicino a Te? Il 26 giugno sono stato accanto a Te tutto il giorno, ma a causa della mia malattia non potei mandarti in tempo i miei più cordiali auguri. Da Roma però Ti manderò presto un regalino per il tuo compleanno e Tu devi accettarlo per ricordo del Tuo Gigante malato“.

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