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Per convincere i passeggeri dei mezzi pubblici a pagare il biglietto, l’Amat, l’azienda che gestisce il servizio di trasporti a Palermo, ha pensato ad una nuova campagna pubblicitaria che da qualche giorno campeggia su grandi manifesti in ogni parte della città.
E che può già essere definita la pubblicità della discordia, perché sta dividendo l’opinione pubblica.

Cosa ritraggono i manifesti

L’immagine dei manifesti è la seguente: un uomo seduto a terra, a mani giunte che gli coprono il viso, come se stesse pregando. Questo lo slogan: “Obliterare non è un peccato, se lo facciamo tutti avremo un servizio da paradiso”. Una pubblicità che ha fatto sorridere molti, e lasciato perplessi tanti altri. Era proprio necessario il riferimento al peccato e al paradiso?
Obliterare il biglietto non è purtroppo, e questo lo sappiamo bene, abitudine di tutti.
Perché a Palermo spesso il servizio di trasporto urbano non funziona come dovrebbe, e c’è chi si sente legittimato, sbagliando nel suo ragionamento, a non pagare il ticket per il viaggio.
E’ anche vero che per migliorare lo stato delle cose, in generale, da qualche parte bisogna cominciare. Da qui l’iniziativa dell’Amat: per avere servizi paradisiaci bisogna pagare, e sino a qui niente da ridire. La campagna pubblicitaria sarebbe costata 10mila euro mentre non sono un mistero le difficoltà economiche di Amat.

L’interrogazione al sindaco Lagalla

Da ridire invece hanno trovato alcuni componenti del consiglio comunale.
Già sottoscritta una interrogazione al sindaco di Palermo, Roberto Lagalla. A promuoverla è stato il gruppo Azione, formato da Fabrizio Ferrandelli e Leonardo Canto.
Nell’interrogazione, riportata tra l’altro dall’Ansa, si legge: “L’Amat versa da tempo in difficoltà economiche e finanziarie derivanti dalla fragilità del bilancio dell’Azienda e pertanto si rende necessario conoscere la valutazione circa l’opportunità di spendere denaro pubblico per fini pubblicitari”.
Il gruppo di Azione, insieme a Progetto Palermo, i consiglieri del Pd Rosario Arcoleo e Fabio Giambrone, suggeriscono che grazie “alla prevalenza comunicativa dei social, sarebbe stata più incisiva, e sicuramente meno dispendiosa, una campagna pubblicitaria incentrata sulla diffusione del messaggio su questi canali, ormai ampiamente utilizzati dalla cittadinanza di ogni età”.
Secondo i firmatari, inoltre, l’Amat è assente su Facebook, Instagram e Twitter.
I firmatari sottolineano infine che “tale campagna, sicuramente discutibile non nel contenuto ma nella modalità di rappresentazione, sta dividendo l’opinione pubblica”.

La richiesta di audizione del presidente dell’azienda, Giuseppe Mistretta

La consigliera comunale Concetta Amella, ha inviato richiesta di audizione in terza commissione consiliare per ascoltare cosa avrà da dire il presidente dell’Amat, Giuseppe Mistretta, “sulle motivazioni che lo hanno indotto a spendere più di 10.000 euro per una campagna pubblicitaria che non migliora, ma pregiudica ulteriormente l’immagine dell’azienda”.
Amella prosegue in una nota: “La campagna pubblicitaria dell’Amat, legata al suo piano di risanamento e del quale il suo nuovo piano di comunicazione dovrebbe essere uno strumento strategico, suscita non poche perplessità. In particolare, ci si domanda se l’immagine dell’utente in preghiera a mani giunte per guadagnarsi servizi urbani da paradiso, induca davvero i cittadini ad attuare un comportamento di civile normalità, sovvertendo quello che, invece, per molti ancora continua a essere uno stile di vita: quello di non comprarlo neanche, il biglietto.
In una città come Palermo dove una cultura del mezzo pubblico non ha finora mai attecchito, basare i messaggi su condotte negative (piuttosto che il contrario) finisce per rafforzare paradossalmente proprio quei comportamenti incivili percepiti come una ‘normalità’. Un marketing istituzionale piuttosto fuori bersaglio, quindi, questo affidato dall’Amat a un noto studio grafico. Quando invece, anziché evocare il paradiso, basterebbe – conclude Amella – ricostruire un rapporto tra cittadinanza e azienda che passi dal miglioramento concreto dei servizi, con più fermate, più corse dei bus, maggiore puntualità e aumentata sicurezza a bordo, per portare i palermitani a ricredersi progressivamente sulla loro qualità”.
Insomma, la polemica è servita. Palermo, come è noto a tutti, è città di cantieri infiniti che rendono più complessi gli itinerari, costringendo i bus a passare in zone ad altissimo traffico.