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01Ha fatto scalpore l’inchiesta pubblicata qualche settimana fa dal sito editoriale de “L’Espresso”, che ha portato alla luce una vicenda sconvolgente fatta di abusi, alcuni risalenti anche a 4 anni fa.

Tutti sapevano e nessuno ha parlato, ma grazie all’intervento della comunità Proxima e di alcune figure caritatevoli come Padre Beniamino Sacco del comune di Vittoria, le terribili vicende della lavoratrici delle campagne ragusane, stanno piano piano vedendo la luce.
Sono cinquemila le donne che lavorano nelle campagne della provincia, in quell’angolo di terra fertile che alimenta e distribuisce primizie in tutto il resto d’Italia e d’Europa. Qui, donne giovanissime sono state costrette alla violenza, minacce che non risparmiano neanche i bambini, ricatti e soprusi anche economici, da parte dei padroni dei terreni, che offrono alle raccoglitrici e alle loro famiglie poco più di niente, spesso alloggi che si rivelano veri e proprio tuguri, immersi in condizioni igienico-sanitarie inesistenti. E tra la violenza sessuale e le minacce, spicca anche l’assassinio, in agosto, di un lavoratore del Bangladesh.

Il caso è entrato a far parte di due interrogazioni parlamentari di un drappello di onorevoli di SEL e PD, è finito anche sulle principali testate giornalistiche rumene, approdando infine in televisione, ed è solo di ieri la notizia che l’onorevole Erasmo Palazzotto (SEL) e una sua delegazione, abbiano incontrato a Ragusa il Prefetto Annunziato Vardè, con l’obiettivo di portare avanti un nucleo di trattative che portino ad un accordo definitivo tra le parti coinvolte.
Ci troviamo di fronte ad una vera e propria ‘tratta delle schiave’, solo che non si tratta di prostituzione ma della raccolta degli ortaggi che tutti i giorni finiscono nei mercati e supermercati di Sicilia e delle restanti Regioni d’Italia. Qui, in quell’Eden di sole e sapore che si fa carico dello 0,5% del nostro PIL, nascono il Cerasuolo, il prodotto latto-caseario ‘Ragusano’, il pomodoro Ciliegino di Vittoria e l’olio extravergine d’oliva Monti Iblei, alcuni dei prodotti tipici più importanti della provincia, dell’intera Isola e della Penisola. Non tutte le aziende sono disoneste, ma sono purtroppo molte quelle che si sono macchiate delle colpe più efferate, approfittando della vulnerabilità di donne costrette alla mancanza di alternativa.

Fu presentato proprio a Ragusa, nel 2012, il progetto “Solidal Transfert” messo in piedi da CGIL con la collaborazione di Medici Senza Frontiere, per portare fuori dalla campagne dei soprusi, i braccianti di Vittoria, Santa Croce Camerina e Acate: «accompagniamo le donne a fare la spesa o a una visita medica. A volte persino a cercare acqua potabile», ha dichiarato a “L’Espresso” Emanuele Bellassai, della cooperativa Proxima. Il piano rientra così all’interno delle attività della ‘Piattaforma Nazionale Anti-tratta’, volta appunto alla tutela delle persone che sul territorio italiano rimangono vittime di traffici e soprusi, a fini di sfruttamento o di coinvolgimento in attività di natura illegale.
Sono circa 15-20mila le persone impiegate presso le serre delle campagne siciliane; e ora che il caso è giunto anche alla Camera, grazie all’intervento dell’onorevole Costantino, si spera che qualcosa possa muoversi sul serio, rapidamente e definitivamente; occuparsene significa salvaguardare non soltanto gli esseri umani e i propri diritti, ma anche un patrimonio agricolo di importanza cruciale per l’Isola e l’Italia intera.

Autore | Enrica Bartalotta

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