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01La Sicilia è stata la prima zona d’Italia a godere dello status di Regione a Statuto Speciale, con decreto regio del 15 maggio del 1946.

Fin dall’Antichità, con la rivolta degli schiavi di Euno, la Sicilia ha sempre dimostrato forte orgoglio e un’importante senso di appartenenza alla propria terra, che l’ha portata più volte a dichiarare di non voler sottostare ai soprusi di un potere esterno. Un chiaro segnale di ribellione arrivò già nel Duecento, con la storica sommossa dei Vespri, un evento di insurrezione popolare contro la ‘Mala Segnoria’, come indicato persino dal Dante nell’VIII° Canto del Paradiso, del governo angioino.
Con la morte di Corrado VI di Svevia, la Sicilia si è infatti ritrovata sotto la morsa della famiglia franco-spagnola, che si impegnò strenuamente nel far rispettare la sua dura politica fiscale fatta di usurpazioni territoriali e soprusi.
Quasi allo stesso modo, sei secoli più tardi, la cittadina di Bronte diventa teatro di scontri sanguinosissimi, che vedono la popolazione etnea massacrata duramente dalle truppe del generale Nino Bixio. Era il 1860 e i siciliani avevano commesso il grave errore di volere una definitiva riforma agraria che migliorasse la loro situazione, sociale ed economica.

Una situazione che, a quanto pare, non è cambiata. Dopo i moti del 1860, il malcontento e le tendenze indipendentistiche (prime tra tutte quelle dei ‘Fasci Siciliani’) che hanno caratterizzato soprattutto il periodo dell’Unità d’Italia, c’è chi ancora oggi giura che quell’indipendenza tanto agognata e finalmente ottenuta, stia costando caro, proprio alla Trinacria. È l’A.N.C.E., l’Associazione Nazionale Costruttori Edili, che in un comunicato al premier Matteo Renzi ha intenzione di richiedere una legge di grande riforma economico-sociale, che intervenga a compimento di quell’esemplificazione legislativa ed amministrativa, che in Italia, ma non in Sicilia, costituirà il Testo unico dell’Edilizia messo appunto dal Ministro Lupi.

Come dichiara la stessa Associazione: in Sicilia non è infatti possibile demolire i vecchi edifici per costruirne di nuovi, con differente sagoma, sulle stesse fondamenta. Nonostante le numerose norme a sostegno, prodotte dalla Corte Costituzionale, questo ‘blocco dei lavori’ non permette alle aziende di entrare nelle opere messe a disposizione dal settore privato, apportando una stagnazione di livello regionale, non soltanto al segmento delle costruzioni, ma anche, conseguentemente, a quello dell’occupazione, dato che opere pubbliche all’orizzonte non se ne vedono. Secondo l’A.N.C.E. Sicilia dunque, aggiungere la dicitura di “grande riforma economico-sociale” al progetto di legge, forzerebbe così la regione ad applicarne lo norme: «è l’unico modo previsto dall’ordinamento per aggirare l’obbligo di recepimento », e dunque far sì che il Testo Lupi venga applicato anche in Sicilia, quale olio degli ingranaggi dell’edilizia isolana.

Autore | Enrica Bartalotta