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01La Riserva naturale orientata dello Zingaro è un’area verde gestita dall'Azienda Regionale Foreste Demaniali della Regione Siciliana, dal 1981.

1600 ettari compresi tra Castellammare del Golfo e San Vito Lo Capo, proteggono rocce di calcare che risalgono all’epoca del Mesozoico, e una fauna e una flora uniche. Sul territorio sono state rilevate 670 specie vegetali, 27 di funghi e 130 di muschi.
L’ecosistema originario è quello della macchia mediterranea sempreverde, costituita da boschi di leccete, palma nana e sughereta; nelle zone costiere che digradano in calette, si trova la macchia bassa, caratterizzata da timo, ginestra, mandorlo, finocchio selvatico, carrubo ed Erica. Le specie floreali endemiche costituiscono il 6,3% del totale della riserva e l'1,6% della flora dell’intera Regione.

Ma l’aspetto più dominante ed esteso è costituito dalla prateria mediterranea, caratterizzata da numerose specie endemiche quali il giaggiolo siciliano e lo zafferanetto di Lineares.
Da segnalare è anche il rarissimo limonio di Todaro, rinvenibile soltanto a 750 metri d’altezza sulle rupi del Monte Passo del Lupo. Tra le altre specie endemiche della Riserva, ricordiamo il cavolo di Bivona, l’erba perla, la finocchiella di Boccona, il fiordaliso delle scogliere di Ucria, e ben 25 specie di orchidee selvatiche endemiche e sub-endemiche.

La fauna è caratterizzata soprattutto da uccelli (nel territorio della Riserva vi nidificano ben 39 specie), ma anche mammiferi, rettili e diversi insetti. Tra le specie ivi protette, si annovera il falco pellegrino e l’aquila reale, il corvo imperiale e il passero solitario. Tra i mammiferi è necessario ricordare la volpe, la donnola e il riccio. Nelle sue acque, era presente anche la foca monaca, avvistata per l’ultima volta presso le Grotte dello Zingaro, nel ’72. Oggi, la zona costiera è caratterizzata da zone a trottoir di Vermeti, una conformazione tipica del Mediterraneo molto simile alla barriera corallina, dallo scorfano, piccoli pesci e pomodori di mare. Tra i rettili e gli insetti, segnaliamo il geco, la vipera e il discoglosso dipinto, nonché il granchio di acqua dolce, uno degli artropodi più rari d’Italia.

All'interno della riserva si trovano diverse strutture ricettive rappresentate principalmente da esposizioni permanenti, come il Museo Naturalistico, il Museo delle Attività Marinare e il Museo della Civiltà Contadina. Presso il Museo della Manna e il Centro di Educazione Ambientale, due aree costituite da antichi caseggiati rurali adibiti a rifugio, è possibile anche pernottare su richiesta.

Alla Riserva si accede tramite due ingressi (presso Scopello a Sud e San Vito Lo Capo a Nord), ed è possibile visitarla percorrendo tre distinti sentieri, divisi per difficoltà.
Il sentiero costiero unisce i due ingressi in un percorso, il più battuto dai turisti, che dura almeno 2 ore (di sola andata). Subito dopo il passaggio sotto la galleria, si incontra una prima deviazione e poi più avanti, il Centro Visitatori, sede del Museo Naturalistico; proseguendo per la deviazione, si giunge alle calette di Punta Caprera.
Continuando sul sentiero principale, si percorrono 2 chilometri di gariga costiera, formazioni cespugliose discontinue che si estendono fino alla Cala del Varo. Dopo un breve cammino, si giunge in contrada Zingaro, il cuore della riserva, dominato dalla macchia e dalla palma nana; da qui si giunge presso altre due cale: Cala della Disa e Cala Berretta.
Procedendo ancora oltre si raggiungono contrada Marinella e contrada Uzzo (e le omonime calette). Da qui, una breve deviazione consente di raggiungere la grotta dell'Uzzo, presso cui, a meno di 300 m, è situato il Museo della Civiltà Contadina. Poco prima di raggiungere l'ingresso Nord, s’incontra il Museo delle Attività Marinare.

Il sentiero di mezza costa, è lungo 8,5 chilometri ed è il sentiero più panoramico. Diviso tra salite e curve tornanti, parte dall’ingresso Sud fino ad arrivare a Pizzo del Corvo. Molto del cammino si snoda in contrada Sughero; qui, tra caseggiati adibiti a rifugio e salite, si giunge fino al piccolo Borgo rurale di Cusenza. L’area interessata dal sentiero, è il luogo preferito dalle orchidee per la fioritura. Dopodiché, scendendo per il Canalone delle Grotte, si arriva al sentiero costiero.

Il sentiero alto è senza dubbio il più impegnativo. 17,5 chilometri tra ginestre e prateria, che terminano nel pianoro su cui sorge il Bosco di Scardina, a base di pini d’Aleppo. Qui, il sentiero sale verso i caseggiati rurali di Marcato della Mennola e Marcato della Sterna, e giunge a Pianello, tra depressioni carsiche e steppa mediterranea. In questo punto è possibile deviare per il sentiero di mezza costa, oppure proseguire per altri 3 chilometri attraverso la località Salta le viti, incontrando i rilievi di Monte Speziale (914 m) e Pizzo dell'Aquila (759 m). A Portella Mandra Nuova (a 717 metri d’altezza), si trova una fitta lecceta e un panorama mozzafiato; da qui è possibile salire a Monte Passo del Lupo (868 m), dov’è presente il limonio di Todaro. Da qui ci si può preparare alla discesa verso Borgo Cusenza; a circa un chilometro e mezzo dal Borgo, cattura l’attenzione un abbeveratoio del 1696.

Autore | Enrica Bartalotta

Credit immagine • Riserva dello Zingaro, Foto di Natalia Naty Panatti