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Rosa Bazzi adesso produce borse e accessori per una cooperativa che sostiene progetti a sostegno dei bambini in Africa. A rivelarlo è lei stessa in una lettera indirizzata al quotidiano "Libero". Condannata all’ergastolo assieme al marito Olindo Romano per l’omicidio di Raffaella Castagna, del figlio Youssef Marzouk, della madre Paola Galli e della vicina Valeria Cherubini nel 2006 a Erba (Como), la Bazzi non aveva mai rilasciato interviste o dichiarazioni ai giornalisti.

La donna, che alla lettera ha incluso il disegno di un cespuglio di rose, sostiene la propria innocenza e quella del marito. Si dice 'gratificata' dal fatto che ci sia 'qualcuno che si batte per la verità, a prescindere dall’esito di questa battaglia'. La donna è rinchiusa nel carcere di Bollate, dove racconta di aver avviato un’attività, 'strutturata in una cooperativa sociale' con altre tre persone: producono oggetti in cuoio e pelle, come borse e accessori vari che poi vendono sul sito internet della cooperativa. Con il ricavato la cooperativa sostiene dei progetti a sostegno dei bambini bisognosi in Africa. 'Persino all’interno del carcere, se si hanno volontà e voglia di costruire qualcosa, esiste la possibilità di realizzarla', conclude la donna.

La notte della strage, l’11 dicembre 2006, Mario Frigerio, marito di Valeria Cherubini, si salvò fingendosi morto: è stato il principale teste d’accusa e in aula ha indicato Olindo e Rosa come autori della strage. Nel 2017 per sette nuovi elementi per cui i coniugi Romano, attraverso i loro difensori, hanno chiesto l’incidente probatorio per l’analisi su alcuni reperti: un capello, un accendino, un mazzo di chiavi, un giubbotto, un cellulare e una macchia di sangue. I giudici di merito della Cassazione hanno però rigettato il ricorso presentato dagli avvocati Fabio Schembri, Luisa Bordeaux e Nico D’Ascola.