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Immagine        Ovunque si vada, girando per la Sicilia, si scoprono elementi perfettamente inseriti nel naturale contesto del nostro paesaggio agreste. Particolari sono gli antichi casolari campestri ed i terrazzamenti in pietra, detti muri a secco, che servivano per delimitare una proprietà o ancor meglio per evitare che improvvisi smottamenti potessero alterare la morfologia del territorio. Venivano costruiti senza l’uso di particolari leganti, al massimo qualche manciata di fango, ed erano per lo più messi in opera dagli stessi contadini o pastori che con particolare maestria adattavano le varie pietre, non sempre smussandole, e prelevandole spesso dallo stesso posto, o poco vicino,  in cui se ne rendeva necessario l’utilizzo. Se ne incontrano per esempio bassi ed in smisurata sequenza nelle campagne fra Noto e Ragusa percorrendo stradine interne poco note ai turisti dove, tra assolati pascoli, verdi fichidindia ed odorosi mandorleti, ti capita magari di attraversare vecchi borghi come la Cunzirìa nei pressi di Vizzini dove Verga volle ambientare la sua Cavalleria Rusticana.

         Luoghi dove il tempo non sembra essere passato e dove intorno ad antiche masserie è ancora possibile scorgere armenti al pascolo ed uomini e donne, anneriti dal sole, dediti al lavoro nei campi. Ma anche nelle Madonie, seppur in un contesto paesaggistico diverso, è usuale imbattersi in questi manufatti in pietra come quello nella foto, scattata nei pressi di Petralia. Qui le temperature basse e le quasi regolari nevicate invernali fanno assumere alla pietra stessa particolari sfumature, grazie alla presenza di muschi, fiorellini spontanei e piantine di ogni genere che trovano modo di metter radici anche fra gli interstizi. A dorso piano ma in qualche caso anche a schiena d’asino questi muretti svolgono ancora oggi una funzione importante per la salvaguardia del territorio, valorizzandone la naturalezza del paesaggio e l’antico aspetto rurale. Fanno anche essi parte di quel piccolo “patrimonio nascosto” della nostra regione  rendendo unici i  numerosi posti laddove il cemento non ha  fortunatamente fatto ancora particolari danni.