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Sono numerosi in tutta Italia i borghi nati in epoca fascista per favorire lo sviluppo agricolo del paese; gran parte di questi sono però purtroppo ormai quasi del tutto abbandonati anche perché spesso rimasti tagliati fuori dalle più importanti vie di comunicazione.

Ne è piena anche la Sicilia, e fra questi mi piace ricordarne uno in particolare Libertinia, posto che penso ai più risulterà del tutto sconosciuto o quasi.

Libertinia è, come si diceva, uno di quei borghi nati in periodo fascista per favorire lo sviluppo e la colonizzazione del latifondo siciliano; la sua costruzione fu voluta del barone Gesualdo Libertini da cui, come si intuisce, prese anche il nome.

I lavori per la edificazione della prime case coloniche furono avviati intorno al 1922 in un luogo, Mandra Rossa nel territorio di Ramacca in provincia di Catania, dove già esisteva una importante masseria e dove ancora oggi esiste l’omonima Azienda agricola. –

Successive leggi del 1924 sulle bonifiche ne consentirono l’ulteriore incremento con la necessaria presenza di quei servizi essenziali atti a favorirne l’insediamento abitativo che si concretizzò poi sin dal 1928 con la costruzione dell’intero villaggio.

Nacquero case coloniche, magazzini ma anche una piazza ed una chiesa dedicata a Santa Maria della Provvidenza, per venire incontro alle necessità spirituali dei contadini, da sempre categoria fortemente legata a fondamentali valori quali la famiglia, il lavoro e la cristiana fede.

A Libertinia si giunge attraverso la strada provinciale 123 che si diparte dalla SS192 che in quel tratto costeggia il fiume Dittaino poco prima di Catenanuova. Nei pressi passa anche la linea ferroviaria Palermo-Catania che, prima di “immergersi” nella piana del Mongibello, attraversa pure la zona di Libertinia che fino a qualche tempo fa aveva in attività una sua stazione dove effettuavano fermata i treni locali.

Il posto si trova ad una altitudine di circa 270 metri s.l.m. ed è ad oggi abitato da poco più di un centinaio di persone, famiglie dedite essenzialmente alla pastorizia ed alla agricoltura; qui sono numerosi gli uliveti ma anticamente vi si coltivava essenzialmente grano, tant’è che nel territorio si pensò di insediare anche una Stazione Sperimentale di Granicoltura.