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01Nonostante il suo nome simpatico, la fuitina è tutt’altro che una pratica ben vista; almeno oggi, perché in passato era invece particolarmente diffusa, e in alcuni casi, utile, o necessaria.

Fino all’inizio degli anni Novanta, in tutto il Sud d’Italia prese piede il cosiddetto fenomeno della ‘fuitina’; ovvero di una fuga, che i giovani ragazzi innamorati decidevano di mettere a segno spesso per poter consumare le proprie giornate da amanti in santa pace; a volte invece, per sposarsi in fretta e furia, magari perché la famiglia non approvava l’unione, perché vi erano dei contrasti tra congiunti, o perché la ragazza si ritrovava incinta.

Più anticamente però, questo fenomeno di costume riguardava anche i ceti più abbienti, e, soprattutto, non era una pratica che veniva portata avanti di nascosto, bensì molto spesso organizzata in concerto, con parenti e genitori. Questo perché una volta, le famiglie erano notevolmente più numerose; le prime a sposarsi erano le figlie, poi i maschi, in ordine d’età.

Quindi che speranza aveva una figlia giovane contro 8 sorelle? O che speranza aveva la classica ‘vecchia zitella’ che finalmente aveva trovato lo sposo ma non c’erano più i soldi per accomodarlo? Infatti anticamente, il matrimonio veniva organizzato con un grande dispendio di energie e di denaro. Una tradizione, che ove possibile continua a rimanere viva e presente in tutto il Sud, Sicilia compresa. Quello che però non è più uso preparare, è la dote: spesso biancheria finissima oppure mobili, che gli sposi dovevano portare come offerta il giorno del matrimonio; era una sorta di contributo, che ognuna delle due famiglie coinvolte nel contratto, si doveva preparare a rispettare, pena il non compimento del matrimonio.

Non tutti però se lo potevano permettere, specialmente dopo aver sposato altri 5 figli. Ed ecco che entrava in campo la ‘fuitina’, una maniera ben accordata e articolata, di permettere alle proprie figlie femmine una posizione, e mettere a tacere i pettegolezzi di paese.
Una volta infatti era parte del costume delle celebrazioni, dare bella mostra della ricchezza e dello sfarzo, di cui era capace la propria famiglia; la ‘fuitina’ avrebbe eliminato ogni dubbio circa l’eventuale povertà dei ragazzi e dei loro genitori, che con la forza del sentimento avrebbero potuto giustificare la loro fuga agli occhi indiscreti dei compaesani.

Ecco quindi la messinscena, che veniva organizzata con grande dispiego di forze: prima, un rapido rapido di messaggi tra i due amanti, che attestava il luogo dell’incontro preposto al viaggio, solitamente breve; poi, il coinvolgimento di parenti prossimi, coloro i quali offrivano alla giovane coppia il luogo in cui rifugiarsi, molto spesso vicino casa.
Normalmente, alla ‘fuitina’ occorrevano solo poche ore. Una volta consumato il matrimonio, infatti, i giovani avvisavano casa, confermando i finti sospetti che serpeggiavano in famiglia sulla loro ‘fuga d’amore’.

Tornati a casa dopo lo ‘sdillinchio’ del padre della ragazza, a volte ‘con pagnotta già nel forno’, i due giovani erano ora tenuti a sposarsi. Solo così infatti il ragazzo avrebbe ‘protetto il buon onore’ della di lei, che altrimenti non avrebbe voluto più nessuno, in quanto già ‘fuiuta’. Dopo i dovuti complimenti di rito, anche da parte degli altri abitanti della città o del paese, il matrimonio poteva essere celebrato.

Autore | Enrica Bartalotta