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Tenta di uccidere la madre lanciandola dal balcone. Per questo il 25enne Francesco Rizzo, già ai domiciliari, è finito in carcere. La notizia degli eventi dell'altro ieri sera ha fatto molto discutere, a Palermo e non solo. Adesso un altro colpo di scena, proprio sulla base della dichiarazioni che la donna, una collaboratrice domestica di 47 anni, ha rilasciato a "PalermoToday":

"Mio figlio non è un mostro, ha solo bisogno d'aiuto – dice la donna – Lo conosco e so che non l’avrebbe mai fatto. Da tre settimane era caduto in una sorta di depressione, dovuta ai quasi tre anni passati agli arresti domiciliari. Tanto che la dottoressa gli aveva prescritto una cura con dei medicinali. Da un paio di giorni però aveva smesso di prenderli. Forse è proprio questa la causa del raptus. Non certo la situazione che c’è tra me e mio marito, visto che siamo separati ormai da 5 anni. C'è anche chi ha parlato di degrado, ma nella mia famiglia non c'è degrado”.

Francesco era stato arrestata quasi 4 anni fa per rapina. Dopo 7 mesi in carcere, gli erano stati concessi i domiciliari. "Non era contento di ciò che aveva fatto, lo definisco un 'errore di gioventù'. Aveva accettato la condanna ed era contento di essere uscito dal carcere. L’aveva presa bene: aveva rotto con le amicizie del passato e mentre io ero al lavoro lui si prendeva cura della casa. Mai nessuna trasgressione. Io e mio marito abbiamo mantenuto dei rapporti civili. Spesso veniva a casa per guardare le partite con Francesco, oppure quando tornavano gli altri miei due figli che lavorano a Roma per stare coi nipotini".

Poi il cambiamento che non ti aspetti. "Circa tre settimane fa – racconta la 47enne – ho iniziato a vedere Francesco cambiato: non mangiava più, stava sempre nella sua stanza, non guardava più nemmeno la tv. Era caduto in una sorta di depressione. Un giorno sono tornata e non l'ho trovato a casa. Preoccupata ho subito avvisato la polizia, gli agenti mi hanno tranquillazzata e devo dire che sono stati molto comprensivi. Quando poi è tornato diceva delle frasi sconnesse. A quel punto ho chiesto aiuto e ho fatto una richiesta per una visita psichiatrica.

Una sera come tante altre abbiamo finito di cenare e mentre lui sparecchiava io lavavo i piatti. Poi a un certo punto l’ho visto aprire la finestra e uscire in balcone. Preoccupata, l’ho seguito. Una volta lì, il raptus: mi ha afferrata tentando di lanciarmi. Io mi sono aggrappata con tutte le mie forze alla ringhiera e sono riuscita a resistere. È un ragazzo che ha bisogno d'aiuto, non posso buttargli un masso di sopra denunciandolo. Ora è in carcere al Pagliarelli, cosa gli succederà? Ho paura per la sua incolumità. Ha bisogno di essere portato in una struttura per essere curato. Per favore, aiutate mio figlio".