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Turi Ferro, biografia e carriera dell’attore siciliano, celebre per numerosi ruoli in teatro e al cinema. Dove è nato, quanti anni aveva quando è morto. Quali sono le sue interpretazioni più famose, i premi e l’attività da doppiatore. Tutto quello che c’è da sapere.

Turi Ferro

Salvatore Ferro, detto Turi Ferro, nasce a Catania negli ultimi giorni del 1920, ma viene registrato allo Stato Civile il 10 gennaio del 1921. Muore l’11 maggio del 2001 a Sant’Agata Li Battiati (Catania), a causa di un infarto, all’età di 80 anni.

Comincia a recitare da giovanissimo, al teatro Coppola di Catania, nella compagnia Brigata d’arte filodrammatica, diretta dal padre Guglielmo Ferro. I primi spettacoli teatrali a livello professionale risalgono al 1948. Recita insieme a Ida Carrara, che sposa nel 1951: i due prendono parte alla Compagnia Rosso di San Secondo, a Roma.

All’inizio degli anni Cinquanta interpreta molte opere di Luigi Pirandello a teatro. Portando sul palcoscenico, nella parte del mago Cotrone, “I giganti della montagna“, un’opera incompiuta dello scrittore siciliano, messa in scena da Giorgio Strehler già nel 1947. Crea nel 1957, insieme alla moglie Ida, l’Ente Teatrale Sicilia, unendo alcuni dei migliori attori teatrali della sua regione, come Michele Abruzzo, Rosina Anselmi e Umberto Spadaro ma non, con suo rammarico, Salvo Randone.

Teatro

Turi Ferro fonda nel 1958 il Teatro Stabile di Catania, insieme a Michele Abruzzo e Umberto Spadaro. Acquisisce grande notorietà, soprattutto nel mondo del teatro, come uno dei grandi interpreti delle opere di Luigi Pirandello e Giovanni Verga.

Porta in scena anche “Malia” di Luigi Capuana e “Il fu Mattia Pascal”, “Liolà”, “Uno nessuno e centomila”, “Questa sera si recita a soggetto”, “Come tu mi vuoi”, “Pensaci, Giacomino!”, “Così è (se vi pare)”, “Sei personaggi in cerca d’autore“, altre novelle di Pirandello e anche “La lupa” e “Mastro Don Gesualdo” di Giovanni Verga.

Sul palco è protagonista anche di opere di Leonardo Sciascia, portando in scena, tra le altre, “Gli zii di Sicilia”, “La corda pazza”, “Le parrocchie di Regalpetra”, “Nero su nero”, “Il giorno della civetta”, “Todo modo”.

Non si limita agli autori e al teatro siciliano. È il 1965 quando il regista Luigi Squarzina lo chiama per interpretare “La grande speranza”, opera teatrale scritta da Carlo Marcello Rietmann.

Tra le tante produzioni, si ricordano quella di Roberto Rossellini al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 1962, dalla quale Jean-Luc Godard trasse la propria versione cinematografica (Les Carabiniers, 1963). Tra le altre interpretazioni ricordiamo “Il sindaco del rione Sanità” di Eduardo De Filippo.

Cinema

Turi Ferro recita in oltre 30 film, tra cui “Tu ridi” e “Malizia”. Avrebbe anche dovuto vestire i panni di Geppetto, nel film del 2002 “Pinocchio” di Roberto Benigni.

Benigni, dopo la sua scomparsa, lo ricorda con queste parole: “Candido, tragico, umile e alto. Era il Geppetto dei miei sogni. Continuerò a sognarlo. Era un attore di stratosferica bellezza. Il suo volto poteva abitare con la medesima forza paesaggi reali e luoghi fiabeschi. C’eravamo incontrati per cominciare insieme, appunto, un viaggio nella più bella favola del mondo”.

Ferro continua a recitare quasi fino alla morte in lavori teatrali, raccontando in tanti modi la Sicilia. L’ultima apparizione è ne “La Cattura”, sempre accanto alla moglie Ida.

Vita privata, come è morto Turi Ferro

Vive per molto tempo a San Giovanni La Punta e, in seguito, a Sant’Agata Li Battiati, nei pressi di Catania, dove muore per infarto a 80 anni. Qui è sepolto.

Nel 2021 la scrittrice Silvana Grasso ricorda per centenario della nascita che Turi Ferro ha ricevuto dalla Repubblica Italiana le onorificenze di Cavaliere, Commendatore, Grande Ufficiale da tre differenti presidenti della Repubblica (Gronchi, Pertini, Scalfaro), benemerenze riconosciute e mai rivelate pubblicamente dallo stesso attore.