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Parliamo di vini siciliani. Quello tra l’isola e il vino è un amore antico: si pensa che la coltivazione della vite e la vinificazione siano stati portati dai fenici tra i secoli VIII e VII.

La scoperta di residui organici, individuati nei siti di Sciacca e Caltagirone in alcune giare dell’età del rame, fanno supporre che la produzione di vino in Sicilia possa risalire ad almeno 6mila anni fa. La vitivinicultura si diffuse nella Sicilia Orientale fin dall’epoca della colonizzazione greca, con il sistema detto ad alberello.

Arrivando ai giorni nostri, le cantine sociali nacquero alla fine degli anni Cinquanta, raccogliendo i piccoli produttori in cooperative. Negli ultimi anni il vino siciliano ha conosciuto un grande successo, dopo decenni passati un po’ troppo nell’ombra. Apprezzato e richiesto in tutto il mondo, vanta molte etichette ed aziende.

Per questo motivo, oggi, abbiamo deciso di parlare dei vitigni autoctoni dell’Isola.

I più famosi, parlando di quelli a bacca rossa, sono i seguenti:

  • il Nero d’Avola, originario della Sicilia sudorientale (Avola si trova in provincia di Siracusa), che è oggi il vitigno a bacca rossa più diffuso e più conosciuto della Sicilia.
  • il Nerello Mascalese, originario dell’Etna, la zona di produzione vitivinicola siciliana oggi più in voga. Spesso paragonato come caratteristiche organolettiche al Nebbiolo ed al Pinot Nero di Borgogna.
  • il Nerello Cappuccio, che complementa il Nerello Mascalese sull’Etna.
  • il Frappato, originario della sicilia sudorientale (Vittoria), vitigno molto fresco e poco tannico, meglio se servito sui 12 C circa.
  • il Nocera, originario della Sicilia nordorientale, complementare al Nero D’Avola nella DOC Mamertino
  • il Corinto Nero, diffuso nell’isola di Lipari
  • il Perricone, la cui diffusione si è ridotta negli ultimi anni


I più conosciuti tra i vitigni a bacca bianca sono i seguenti:

  • il Catarratto, il vitigno a bacca bianca più diffuso in Sicilia e tra i più diffusi in Italia.
  • il Grillo, vitigno dal grande potenziale e dall’ottimo rapporto qualita’-prezzo, nato da in incrocio tra Zibibbo e Catarratto.
  • il Carricante, vitigno chiave della viticoltura etnea.
  • L’Inzolia, che insieme al Grillo ed il Catarratto costituisce il blend per il Marsala
  • Lo Zibibbo (Moscato d’Alessandria) (introdotto per opera dei Fenici a Pantelleria), vitigno utilizzato nella produzione del celeberrimo Passito di Pantelleria.
  • La Malvasia, anch’essa utilizzata prevalentemente per vinificare vini dolci (in particolare la Malvasia delle Lipari).
  • Il Moscato di Noto, utilizzato nella produzione dei vini dolci e passiti della Sicilia sudorientale.

L’elenco, in generale, è molto più vasto. Ecco la “Classificazione del patrimonio viticolo siciliano” effettuata dai Servizi allo sviluppo dell’Assessorato agricoltura e foreste della Regione Siciliana.

Vitigni autoctoni di interesse regionale

Catarratto, Frappato, Grecanico, Grillo, Inzolia o Ansonica, Nerello mascalese, Nero d’Avola,.

Vitigni autoctoni di interesse locale

Albanello, Alicante o Grénache, Carricante, Corinto, Damaschino, Malvasia di Lipari, Minnella bianca, Moscato bianco, Moscato d’Alessandria o Zibibbo, Nerello cappuccio, Nocera, Perricone.

iniVitigni autoctoni antichi “reliquia”

Alzano, Anonima, Barbarossa, Bottone Gallo, Bracaù o Grecaù, Canina, Carnuffino, Cornicchiola, Catanese nera, Coda di volpe, Cori di palummu, Dolcetta, Dunnuni, Grossonero, Fiore d’arancio, Fumusa, Inzolia nera, Lucignola, Maiulina, Marsigliana, Minnavacchina, Minnella nera, Montonico nero, Muscatedda, Nivureddu, Olivetta, Oriddru, Orisi, Precoce, Preventivo, Prunesta, Racina di vento, Racinedda, Recunu, Regina, Rosata, Rucignola, Scassabutti, Sultanina, Tallone, Tintorè o Ibisu, Verbo rosso, Visparola, Vitraruolo, Zu’ Matteo, Zuccarato.

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