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Per i voli verso gli Usa aspettatevi cambiamenti in aeroporto. Sulla falsariga di quanto avviene per Israele – che intervista i passeggeri prima dell'imbarco – negli aereporti con tutta probabilità si dovrà attendere di più. Perché? Semplice: al gate o all'imbarco, saranno fatte delle piccole interviste sui motivi del viaggio. L'obiettivo, che affonda le radici nella macro-categoria della sicurezza, è identificare più facilmente possibili profili a rischio. Lo riporta il "Corriere della Sera". Sul quotidiano si legge:

Lufthansa e Emirates, Air France e Cathay Pacific, così come la low cost di lungo raggio Norwegian Air, hanno già iniziato ad avvertire i propri viaggiatori della possibilità di un breve colloquio in aeroporto. «Ai controlli sugli strumenti elettronici già introdotti, i passeggeri diretti in America potranno ora essere sottoposti a brevi interviste al check-in, al controllo documenti o direttamente al gate di imbarco», ha riferito un portavoce della tedesca Lufthansa. Le compagnie coinvolte stanno inviando messaggi ed e-mail consigliando di arrivare ancor prima del solito in aeroporto. Mentre non è sempre chiaro dove potrebbero avvenire le «interviste di sicurezza» se al momento del check-in o dell’imbarco. Di certo si tratta di un metodo utilizzato in modo massiccio dagl’israeliani al momento dell’imbarco oppure dell’arrivo nel Paese.

La novità, calcola il Dipartimento americano dei Trasporti, coinvolgerà 325 mila passeggeri — su circa 2.100 voli commerciali — che ogni giorno decollano da 280 aeroporti in 105 Stati e atterrano in uno scalo Usa. «Il Transportation security administration (Tsa, ndr) lavorerà a stretto contatto con le compagnie per verificare che vengano adottate tutte le nuove procedure», fa sapere in un comunicato Lucy Martinez, portavoce dell’ente americano che si occupa della sicurezza dei trasporti. Lo scorso luglio Washington aveva concesso 120 giorni ai vettori di tutto il mondo per dare seguito alle richieste americane.