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Bernardo Provenzano è morto a 83 anni all’ospedale San Paolo di Milano. Il boss corleonese si trovava detenuto al carcere di Parma in regime di 41 bis. Da anni gli era stato diagnosticato un cancro alla vescica. Veniva chiamato Binnu ‘u Tratturi per la violenza con la quale uccideva i suoi nemici.

Classe 1933, inizia la sua attività criminale nell’originaria Corleone. Denunciato dai carabinieri nel 1963 per l’omicidio di un mafioso, Provenzano si rese irreperibile dando il via alla sua latitanza record. Assieme all’amico Totò Riina, negli anni ’80 scatenò la celebre “guerra di mafia”, nella quale, tra un assassinio e l’altro, i due scalarono i vertici di Cosa Nostra.

Nel 1993, dopo l’arresto di Riina, Provenzano diventa il capo della cupola mafiosa e dà il via alla cosiddetta “strategia della sommersione”, limitando le azioni eclatanti. Dopo 43 anni di latitanza, l’11 aprile 2006 scatta l’arresto. Il boss viveva in una casolare nelle campagne di Corleone: il luogo è stato identificato seguendo la fitta rete dei pizzini, i biglietti utilizzati dal boss per comunicare. Nel 2011 viene diffusa la notizia del cancro.