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Niente più libertà vigilata per Giuseppe Salvatore Riina. Vi abbiamo già raccontato in questo articolo di come il tribunale di sorveglianza di Padova abbia deciso di revocargliela imponendogli la misura di un anno di colonia di lavoro. Del resto le cronache raccontano di una vita spericolata con festini a base di cocaina (leggi qui). E il titolo del "Corriere del Veneto" è quanto mai eloquente: "Riina jr cacciato dal Veneto". In particolare si legge:

La Dda con la Squadra mobile di Venezia avevano controllato gli spostamenti di Riina junior per circa un anno, scoprendo che aveva frequenti contatti con pregiudicati, acquistava cocaina da due pusher tunisini e usciva di casa nelle ore notturne, tutti comportamenti vietati dai rigidi «paletti» imposti dal regime di libertà vigilata. Residente a Padova dal 2012, il rampollo di Corleone sarà trasferito nelle prossime ore in una casa lavoro fuori dal Veneto, quindi, in regime detentivo, dove dovrà rimanere per un anno. Il suo avvocato, Francesca Casarotto, aveva chiesto al giudice un semplice prolungamento dei termini della libertà vigilata ma il magistrato ha optato per la linea dura.

La relazione firmata dal capo della squadra mobile di Venezia, Stefano Signoretti, e dal dirigente dello Sco, Vincenzo Nicoli, sosteneva che, con il suo stile di vita in Veneto, Riina jr dimostra «un elevato disvalore sociale», un «palese disinteresse nei confronti delle prescrizioni impostegli». Di più: «Non ha assolutamente mutato la propria indole e il proprio comportamento con particolare riguardo al mancato rispetto delle leggi e delle norme di civile convivenza, nei confronti delle quali ha dimostrato particolare insofferenza». Le indagini avevano dimostrato che il quarantenne sapeva di essere controllato dalla polizia e nonostante questo «con cadenza pressoché quotidiana ha trasgredito le prescrizioni». Quanto basta per far sostenere agli investigatori la sua «evidente pericolosità sociale», anche perché non solo non ha mai preso le distanze dai reati commessi dal padre «ma anzi, nel corso di numerose conversazioni intercettate, ha espresso commenti nei quali l’intera famiglia Riina è stata da lui definita come vittima perseguitata dallo Stato Italiano».

Ma c'è dell'altro. Il "Corriere del Veneto" scrive: "Gli inquirenti scoprono che Riina jr è in contatto anche con altri pregiudicati, alcuni palermitani ma anche un tossicodipendente padovano di 45 anni. È assieme a lui che, spesso, consuma la droga. Come il 6 maggio, quando gli invia un messaggio: «Ho dimenticato la bottiglia di vino nella tua auto, me la porti per favore che non ho da bere?». Per i poliziotti è un linguaggio in codice, e infatti l’amico raggiunge l’abitazione (lasciando in auto la figlioletta) e corre a «sballarsi» con la cocaina offerta da Salvuccio".