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Dopo il matrimonio con un uomo musulmano, la vita della 26enne Sinead Wooding, originaria di Leeds, in Inghilterra, è diventata un inferno. Lui, il 27enne Akshar Ali, le proibiva di vedere perfino amici e parenti. La donna, mamma di 4 bambini, è stata brutalmente uccisa. Ed è pure caduto nel vuoto l'ultimo grido di aiuto alla polizia dopo che il marito continuava a renderle la vita impossibile.

Sinead si era convertita all'islam qualche anno fa, aveva preso il nome di Zakirah e nel 2015 aveva sposato Akshar. Da subito la loro si era rivelata una "relazione instabile e violenta". Il culmine l'11 maggio, quando dopo l'ennesima discussione la donna ha chiamato la polizia per denunciare l'ultima imposizione. La sera stessa, aiutata da un amico, il 27enne Yasmin Ahmed, il marito l'ha uccisa con 12 martellate in testa e 6 coltellate al petto. Dopodiché ha nascosto il cadavere nella cantina di casa.

Impaurito dalla visita della polizia del 13 maggio, ha messo in scena una farsa per depistare le indagini: ha iniziato a tartassare la moglie di chiamate, lasciandole messaggi vocali in cui esprimeva tutta la sua preoccupazione. Poi ha iniziato a chiamare amici e parenti, mentre con il suo complice discuteva su come sbarazzarsi del cadavere. Il 14 maggio i due hanno caricato in macchina il corpo avvolto in un tappeto, l'hanno portato in un bosco e lo hanno bruciato, raccontano i media internazionali.

Il corpo carbonizzato è stato trovato da alcune persone che facevano jogging nel pomeriggio del giorno stesso: Akshar è stato arrestato e accusato dell'omicidio di sua moglie, mentre Ahmed è stato arrestato il 16 maggio e accusato dello stesso crimine. I due negano tutto, ma alcune testimonianze li inchioderebbero. Adesso la parola spetta ai giudici.