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"Con Jessica ho passato 12 giorni stupendi, io ho solo cercato di aiutarla a cambiare vita e c'ero quasi riuscito". È quanto scritto in una lettera dal carcere da Alessandro Garlaschi, il tranviere che il 7 febbraio scorso ha ucciso con 40 coltellate la 19enne Jessica Valentina Faoro nell'appartamento in via Brioschi a Milano.

Nella lettera inviata al suo avvocato e riportata da "Quarto Grado", Garlaschi esprime la sua rabbia per non aver potuto partecipare ai funerali di Jessica, al contrario dell'ex ragazzo: "Perché, lui è un santo? Provate a vedere la quantità di reati che ha commesso questo ragazzo". L'uomo chiede poi al legale di poter avere un colloquio con la moglie, con la madre della vittima e una perizia psichiatrica perché "vorrei capire cosa sia successo quel giorno".

Garlaschi ripercorre il drammatico momento del delitto: "Io non ricordo l'omicidio ma ricordo molto bene la fase finale, gli ultimi secondi. Ricordo che Jessica moriva davanti a me fissandomi negli occhi e dicendo 'Scusami Alessandro', e subito dopo 'Non respiro'. Dopo tre secondi è morta. Chiedo una perizia psichiatrica in modo da capire il motivo di questo mio gesto, assolutamente non voluto, perché volevo molto bene a Jessica".