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Farmaci antinfiammatori, importanti rivelazioni da parte di una ricerca dell'Università di Milano-Bicocca, pubblicata sul British Journal of Medicine (BJM), che ha analizzato oltre 92.000 ricoveri ospedalieri. Il rischio di problemi cardiovascolari e di ricoveri ospedalieri correlati aumenta fino al 19% nei pazienti che assumono abitualmente farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). 

I dettagli dello studio sono stati riportati in dettaglio da Today.it. Ecco cosa si legge:

"FANS" NEL MIRINO – Gli studiosi – spiega l'ateneo – hanno analizzato 92.163 ricoveri ospedalieri per scompenso cardiaco di quattro Paesi – Italia, Germania, Paesi Bassi e Regno Unito – e li hanno confrontati con 8.246.403 controlli rispetto all'uso di 27 fans, di cui 23 tradizionali e 4 inibitori selettivi dell'enzima cicloossigenasi 2 (COX-2), noto anche come prostaglandina-endoperossido sintasi 2, prendendo in considerazione anche la relazione tra dosaggio e risposta, giungendo alla conclusione che il rischio di ricovero ospedaliero per scompenso cardiaco è strettamente dipendente dal dosaggio.

RISCHIO RICOVERI +19% – Negli utilizzatori in tempi recenti, cioè da meno di due settimane, di un qualunque farmaco antinfiammatorio non steroideo è stato riscontrato un rischio di ricovero maggiorato del 19% rispetto a chi aveva utilizzato per l'ultima volta uno di questi farmaci più di 183 giorni prima. Il rischio è in particolare aumentato per 7 principi attivi tradizionali – diclofenac, iboprufemene, indomertacina, ketorolac, naprossene, nimesulide e piroxicam – e due inibitori della COX-2, etoricoxib e refecoxib. Soprattutto per i princìpi tradizionali, il rischio è direttamente proporzionale al dosaggio, arrivando a risultare addirittura raddoppiato alle dosi più elevate sperimentate.

L'importanza dello studio – dice Giovanni Corrao – è che risultati simili sono stati verificati in tutta Europa e dunque questi rischi non dipendono dalle abitudini prescrittive o da comportamenti esterni, ma sono direttamente riferibili ai farmaci.