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"Per soldi ero pronto a tutto, non rifiutavo nulla", rivela Andrea Roncato in una lunga intervista al "Fatto Quotidiano". L'attore parla di tutto: del suo passato, della sua carriera e dei personaggi del mondo dello spettacolo che ha avuto la fortuna di conoscere. Su Massimo Boldi dice: "Dovrebbe avere più rispetto per i suoi settant'anni". Con Paolo Villaggio, invece, si sbizzarrisce: "È un genio. Un meraviglioso figlio di buona donna. Lui racconta delle verità condite da fantasia e non è cattivo, ama prendere in giro, si diverte a mandare in crisi gli altri. Adora organizzare scherzi. Quando abbiamo finito di girare "Carabinieri", organizzò una festa bellissima, con tanto di fuochi d'artificio, poi a metà della serata se ne è andato e abbiamo dovuto dividere la spesa".

Andrea Roncato racconta poi che un'altra volta lo ha incontrato a Roma "in compagnia di una ragazza molto bella. A un certo punto si alza, mi dice 'sono stanca' e mi chiede di accompagnarla a casa. Va bene, rispondo. Saliamo in macchina, 'dove ti porto?'. E lei: 'Come dove mi porti? Siamo d'accordo con Paolo che mi devi un milione'". Sulle donne: "Ci ho provato con tutte, mi piacciono realmente. Amo adularle, farle sentire importanti, desiderate e non solo le belle, anche le brutte; amo regalare momenti di autostima. Però ammetto: non ricordo tutte quelle con le quali sono stato e sono cascato in alcune gaffe imbarazzanti".

Poi si arriva alla cocaina: "Ho iniziato nel periodo della televisione, in quegli ambienti era normale, non potevi tirarti indietro. O meglio: non ero in grado di estraniarmi, dovevo sentirmi alla pari. Con l'effetto di un fasullo senso di onnipotenza, poi magari mi trovavo a letto con due o più donne e non ero in grado di farci nulla. Ha presente Lapo e la vicenda di Torino? Io lo capisco. Tutti stupiti per la bruttezza della trans, tutti a dire 'almeno poteva scegliersela figa'. E no! In quel caso la libidine è provare a se stesso la capacità di poter andare con una persona non proprio graziosa. È la vera sfida. Si ribaltano i piani".

E ancora: "Avevo la Mercedes e la Porsche ma solo per rimorchiare. Sono tutte forme di paura, di mancanza di credere in te stesso. Ero un po' così. Sono stato uno dei primi con il telefono in macchina, comprato subito. Non avevo limiti, alcuna concezione pratica, navigavo a vista, soddisfavo solo la mia pancia, non guardavo neanche il cartellino con il prezzo. Ma erano anni bestiali, ci siamo mangiati tutto, molte regole neanche esistevano, e penso alla televisione: bastava citare un prodotto o un marchio e immediatamente arrivavano i milioni in contanti dal marchio nominato".