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Dopo la notizia dell'attacco hacker a Unicredit (leggi qui), i correntisti si sono chiesti se effettivamente rischiano qualcosa. Tutto questo anche se la banca fa sapere che "non è stato acquisito nessun dato, quali le password, che possa consentire l'accesso ai conti o che permetta transazioni non autorizzate. Potrebbe invece essere avvenuto l’accesso ad alcuni dati anagrafici e ai codici Iban". E l'Adnkronos, in questo senso, ha sentito degli esperti.

Attraverso i dati anagrafici e i codici Iban "l'accesso ai conti correnti non è possibile, anche perché si tratta di informazioni disponibili in tantissimi contesti", spiega Claudio Telmon, membro del direttivo e del comitato tecnico scientifico del Clusit (Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica). È anche importante che "la violazione non sia avvenuta sui sistemi di Unicredit ma su quelli della società partner. Vuol dire che è improbabile che vengano scoperte altre cose più gravi nei prossimi giorni".

Il pericolo "rientra nel campo delle frodi tradizionali": in concreto, chi è entrato in possesso dei dati "potrebbe utilizzare le informazioni per contattare le persone via mail o via telefono, presentandosi come la banca, e chiedergli di accedere a un sito inserendo le proprie credenziali. È quello che si chiama phishing". Se tutto questo dovesse avvenire, spiega Telmon, quello che bisogna fare è contattare immediatamente la filiale.