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Non esiste qualcosa che i siciliani non sappiano fare. La storia dell’isola racconta di un territorio in grado di dare vita a ogni tipo di prodotto di qualità. Tra questi non manca la birra: negli ultimi anni abbiamo assistito a un vero e proprio boom di birrifici artigianali che coniugano tradizione ed eccellenza.

Così, alle più tradizionali bionde, si sono aggiunte tantissime birre particolari, create proprio con ingredienti che sono sinonimo dell’Isola in tutto il mondo. Tra le realtà più recenti c’è quella del Birrificio artigianale Bruno Ribadi di Cinisi, nel Palermitano, che ha scelto di fare della sicilianità il suo punto di forza.

Per produrre le birre, vengono utilizzati, tra gli altri, carrube, sommacco, mieli antichi e agrumi. Così, vengono realizzate la IPA (India Pale Ale) con foglie di agrumi di Sicilia; la Pilsner con Tumminia, Perciasacchi e Russello; la Special Ale con bucce di arancia amara, uva passa di Pantelleria e bacche di carruba; la Bianca con Biancolilla e bucce di mandarino di Ciaculli; la Sicilian Pale Ale con bacche di sommacco e bucce di arancia e limone; la Tripel, con fichi secchi, miele e bucce d’arancia.

Quando la birra parla siciliano

Questo birrificio nasce appena due anni fa, ma il binomio birra-sicilianità dimostra di essere vincente. Attualmente è l’unico birrificio siciliano ad essere presente anche al FICO Eataly World di Bologna.

A rendere ancora più affascinante la storia di questa attività siciliana è lo stesso Bruno.

Bruno Ribadi, mastro birraio giramondo

Bruno Ribadi, presente nelle coloratissime etichette delle birre, è un personaggio molto particolare. Nasce a Cinisi ed è un ragazzo brillante, con una grande curiosità per tutto ciò che lo circonda. Dopo la tragica morte dei genitori, viene accolto nell’abbazia dei Benedettini.

Qui, durante una delle sue lezioni, un monaco belga nota che è particolarmente portato per la chimica e lo sceglie come assistente per la produzione della birra.

La scoperta dei processi di fermentazione dei cereali e della birrificazione affascinano Bruno che, raggiunta la maggiore età, decide di lasciare l’abbazia per partire alla scoperta dei segreti delle migliori birre.

A Praga Bruno si spaccia per un reporter e intervista famosi mastri birrai per carpirne i segreti. Incontra anche il celebre Hubertek Morszynsky, che gli propone di affiancarlo nei suoi esperimenti di laboratorio in India, dove apprenderà i segreti delle spezie e della meditazione.

I suoi viaggi, però, non finiscono qui.

Quando la birra parla siciliano

Perso interesse per la vita ascetica, incontra un gruppo di musicisti inglesi e decide di seguirli a Londra, dove continua a sperimentare nuovi processi in un piccolo birrificio mentre si guadagna da vivere come autista di autobus.

Un giorno, mentre è alla guida, riconosce tra i passeggeri il monaco belga di Cinisi, che si trova a Londra per una breve vacanza. Il monaco, sentita la storia dei suoi viaggi, lo invita in Belgio per raccontare le sue scoperte. Nell’abbazia, il suo lunghissimo discorso – tenuto in una lingua in cui sono presenti parole di tutta Europa – riscuote un grande successo e viene proclamato mastro birraio.

Lasciato il Belgio torna in Sicilia dove vorrebbe aprire il suo birrificio, ma Bruno è un esploratore libero e la voglia di viaggiare è troppo forte per rimanere lì a lungo e decide di ripartire. Da quel momento, non si hanno più notizie di lui. Unica traccia è un diario con il racconto dei suoi viaggi, delle sue scoperte e dei suoi esperimenti nei laboratori.

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