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La muffa è un fungo pluricellulari che ricopre alcune superfici sotto forma di miceli e che si riproduce per mezzi di spore. Può presentarsi anche sugli alimenti, soprattutto in presenza di temperature tra i 15 e i 30 gradi, negli ambienti con un tasso di umidità superiore al 65% o quando i valori del pH sono compresi tra 4 e 8. La muffa prolifera non solo sui cibi freschi ma anche su quelli che vengono conservati in frigorifero e li deteriora. Le microtossine e le aflatossine che si sviluppano su un alimento danneggiano l’organismo, provocando danni all’intestino e ai reni.

Mangiare grandi quantità di alimenti ammuffiti mette a rischio la salute. Se vengono ingerite delle piccole porzioni, di solito non si hanno particolari conseguenze, ma la situazione può diventare preoccupante quando consumare cibi ammuffiti è una costante nella propria dieta. Febbre, vomito e nausea sono i sintomi più evidenti di una possibile intossicazione alimentare provocata dall'assunzione di cibi ricoperti di muffa. Nei casi più gravi, si manifestano problemi al tratto gastrointestinale oppure ai reni. In particolare, coloro che soffrono di calcoli renali, di candida e di infezioni batteriche al tratto urinario, dovrebbero evitare di consumare alimenti ammuffiti poiché accentuerebbero i loro disturbi. I soggetti allergici vanno incontro, invece, agli stessi sintomi dell'allergia al polline o, nei casi peggiori, ad attacchi d'asma. 

Per evitare danni alla salute, bisogna analizzare attentamente l’aspetto di un alimento prima di ingerirlo. Il metodo più facile per riconoscere la presenza di muffa è guardare il colore del cibo che diventa diverso. Di solito presenta delle macchioline scure ma talvolta possono essere anche rosate o arancioni, segno del fatto che l'alimento è ormai contaminato dalle tossine, che possono avere effetti negativi sui centri nervosi. Per fortuna sono state introdotte delle normative comunitarie che obbligano i produttori a controllare gli alimenti prima di metterli in vendita.

LA MUFFA SUI CIBI FA SEMPRE MALE?

Pane – Il pane è uno degli alimenti su cui si presenta più facilmente la muffa poiché quest'ultima comincia a svilupparsi pochi giorni dopo l’acquisto. Quando la mollica si ricopre di macchie, il prodotto deve essere gettato immediatamente. 

Formaggi freschi – Discorso diverso invece per i formaggi freschi, per la ricotta, lo yogurt e il latte, che devono essere buttati al primo segno di muffa poiché le tossine dannose si propagano più rapidamente al loro interno.

Marmellate – Per quanto riguarda le confetture e le marmellate, capita spesso di vedere una patina di muffa sulla loro superficie. Lo zucchero contenuto al loro interno, però, si lega con l’acqua e impedisce la formazione di tossine, evitando la contaminazione dell’intero prodotto.

Frutta e verdura – La frutta e gli ortaggi devono essere gettati solo quando hanno la polpa succosa, come ad esempio pesche e pomodori, poiché la muffa può nascondersi e non essere notata. Stessa cosa per la frutta secca. Quando compare invece su mele, carote, zucche e ortaggi più sodi, può essere eliminata con un coltello.

Come liberarsi dalla muffa sugli alimenti?
Innanzitutto, sarebbe bene mettere l’alimento contaminato in un sacchetto di plastica chiuso e buttarlo nella spazzatura. L’aria sul quale era poggiato deve poi essere pulita con un sapone antibatterico o con dell’aceto, così da disinfettare tutto, evitando che anche i cibi vicini subiscano l’azione deteriorante dei batteri. Gli alimenti che erano posizionati nelle vicinanze devono poi essere controllati poiché la muffa può diffondersi anche attraverso l’aria. È importante inoltre non odorare i cibi ammuffiti poiché i batteri si infiltrano facilmente anche attraverso il naso. Per evitare che si venga a formare ancora la muffa, l’alimento deve essere conservato in un luogo pulito, disinfettato regolarmente con aceto o con un detersivo antibatterico.