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Sars-CoV-2 “è un virus, non è un’entità sovrannaturale o un cavaliere dell’Apocalisse”. Esprimono ottimismo le parole di Guido Silvestri, marchigiano, 58 anni, trapiantato in Georgia dove è professore ordinario e capo del Dipartimento di Patologia alla Emory University di Atlanta, direttore della Divisione di Microbiologia e Immunologia allo Yerkes National Primate Research Center e membro dell’Emory Vaccine Center. Il virologo è stato intervistato da Il Messaggero.

“Tra i virus non è nemmeno nella lista dei peggiori, lo sconfiggeremo – ha aggiunto -. Dobbiamo aspettarci una tregua nell’aggressività del contagio durante la stagione estiva, ma la vera risposta decisiva non sta arrivando dal clima, ma dalla scienza che mai nella storia ha avuto uno spiegamento di forze così imponente”.

“I progressi della scienza richiedono tempo, su questo non c’è dubbio – spiega – Ma siamo nel 2020 e non nel 1918 della influenza Spagnola o nel 1348 della Morte Nera, e abbiamo a disposizione un armamentario scientifico e tecnologico senza precedenti che abbiamo scatenato contro questo virus. Ci vorrà del tempo, sicuramente, ma molto meno di quello che sarebbe servito in ogni altra epoca della storia umana”.

Secondo Silvestri, inoltre, il virus della Covid-19 non è neanche bravissimo: per esempio “non è capace di nascondersi nel nostro Dna come invece fa Hiv, né è capace di mutare rapidamente per evadere la nostra risposta immunitaria”. Adesso “sta facendo molti danni perché è nuovo e ci ha trovati biologicamente impreparati, ma nel lungo termine è senza speranza”.

“Stiamo sviluppando e sperimentando farmaci capaci di inibire direttamente la replicazione del virus – ricorda Silvestri – e farmaci capaci di ridurre gli effetti collaterali della reazione infiammatoria dell’ospite, che è coinvolta nella patogenesi dei casi più severi. Stiamo anche testando nel modello animale e presto anche in fase clinica una serie di nuovi vaccini. Al contempo stiamo imparando sempre meglio come trattare i malati e come gestire i focolai epidemici, grazie agli sforzi dei nostri colleghi medici di terapia intensiva ed epidemiologi. I progressi ci sono – assicura lo scienziato – e molto sostanziali”.

Il caldo farà la sua parte

Accanto alla medicina, anche l’arrivo della bella stagione farà la sua parte. “Si moltiplicano i segnali secondo cui Covid-19 è meno contagiosa e anche meno letale dove fa più caldo – rileva Silvestri – Ai dati di Sud-Est Asiatico, Africa, Paesi del Golfo, America Centrale e Caraibi fa riscontro il marcato gradiente di mortalità Nord-Sud che si riscontra in Italia, in Spagna e qui in America, dove l’80% dei morti si contano negli stati più a Nord (dove però vive solo il 40% degli americani). Ricordiamo che i coronavirus hanno da sempre un andamento stagionale. Infatti, quando ho chiesto al mio amico Ralph Baric – professore alla University of North Carolina e scienziato che sta a questi virus come Maradona sta al calcio – se il caldo ci aiuterà, la sua risposta è stata: ‘There is no doubt about it’, non ci sono dubbi su questo”.

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