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Domenico Dolce e la Sicilia: un amore senza fine. Lo stilista è tornato a Palermo per la presentazione del nuovo progetto de “Le Vie dei Tesori”, che si chiama “Il Genio“. Ha colto l’occasione per nuove riflessioni sulla sua Isola, alla quale è legato, a partire dalle origini (è nato a Polizzi Generosa, sulle Madonie).

La Sicilia di Domenico Dolce

Non è certo la prima occasione in cui Dolce si trova in Sicilia e non è la prima occasione in cui racconta le sue riflessioni sull’isola che gli ha dato i natali. Ha partecipato alla presentazione del festival “Il Genio di Palermo“, edizione primaverile de “Le Vie dei Tesori“: tre weekend tra il 21 maggio e il 5 giugno con passeggiate e visite in tanti luoghi di arte e cultura.

«Sono qui – ha detto Domenico Dolce – perché cerco di essere utile, con la mia esperienza, alla Sicilia e ai siciliani». Quindi ha aggiunto: «Chi va via dalla Sicilia si sente come rifiutato. E quando si va via si è amareggiati e delusi, perché avresti voluto realizzare qui quello che hai in mente. Ma se sei un vero siciliano e la terra ti chiama ti piace ritornare soprattutto come vincitore».

Lo stilista, una delle metà del brand Dolce e Gabbana, ha anche ricordato la sua prima sfilata a Palermo: aveva paura, ha confessato di «deludere sia i siciliani che me stesso». «Poi piano piano – ha aggiunto – riconquisti fiducia. Esiste uno stile siciliano che è nel cibo, nel pensiero, nei valori della famiglia, in tantissime cose che ti porti dietro e piano piano affiorano. Lo vedo tra persone che vivono a New York, in Australia, ovunque: c’è un senso di patriottismo per la propria terra, di unione e di fratellanza fortissima».

In riferimento al Genio di Palermo che ha dato il nome al Festival, Domenico Dolce commenta: «Credo che tutti siamo dei geni. Poi c’è il genio pigro, il genio diligente e il genio affamato che sviluppa la sua genialità. È come andare in palestra. Mi lamento perché non ho gli addominali ma se non vado in palestra come faccio a farmeli?».

Parlando della Sicilia, inoltre, ne ha ricordato la posizione strategica e il peso della storia: la Sicilia, ha detto, «Non ha amato nessuno fino in fondo», ma ha raccolto tantissime testimonianze. «La Sicilia è una maitresse, la puoi mostrare a tutti ma difficilmente la conquisti sul serio, perché è e resta unica».

«In nessuna parte del mondo c’è l’architettura che c’è qui, la grande armonia a cui ispiriamo i nostri patchwork», ha sottolineato. Quindi ha concluso: «Lo dico sempre ai miei ragazzi: guardare è sempre meglio che studiare. Se hai l’occhio attento, intelligente e affamato rischi di imparare più che con la dottrina» conclude.

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