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Riflettori puntati sull’Etna e sulla sua attività. Il vulcano è tenuto sotto stretta osservazione e, nel corso della storia, non sono mancati momenti preoccupanti. Un articolo pubblicato da Historia Palermo, a firma di Will Rothier, ha ripescato un documento che descrive un’eruzione avvenuta l’8 marzo 1669.

L’eruzione dell’Etna del 1669, che è considerata la più devastante in epoca storica, ebbe inizio in primavera e si concluse a metà luglio dello stesso anno. Devastò e seppellì decine di centri abitati giungendo fino al mare in corrispondenza dei quartieri occidentali di Catania.

L’eruzione dell’Etna del 1669

«Pianta del Monte Etna comunemente detto Mongibello nell’Isola di Sicilia e dell’incendio successo dopo un terremoto dopo l’8 marzo 1669.

Questa bocca si è aperta nel Mongibello l’ottavo giorno di marzo, e il fuoco che ne esce si espande scolando dall’altezza di quattro piedi e bruciando tutto quello che incontra su questo terreno, il quale lungo otto miglia e largo tre. La materia di questo fuoco bituminosa, ed essendo fredda diventa come la schiuma del mar.

Il fuoco essendo arrivato a 3 miglia di là e avanzando ogni giorno di miglia avrebbe consumato la città di Catania, se questi della città non avessero ricorso alle reliquie di Sant’Agata, le quali essendo portate in processione, si vide miracolosamente il fuoco ritirarsi verso il lato del mare.

Qualche giorno essendo passato durante i quali si sentiva sotto la città di Catania come due armate combattere, il fuoco riprese il suo corso dal lato della città e bruciò più di 20 villaggi e arrivò infine da chi aveva potuto scappare dall’incendio e dalla crudeltà dei banditi i quali ebbero gli occhi su tutto quello che questa povera gente potesse portare dei loro beni».