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Etna, Stromboli e Vulcano, il terzetto siciliano fa parte dello studio dello Smithsonian’s National Museum of Natural History e della Carnegie Institution for Scienze. Con loro, un centinaio di “giganti” di tutto il mondo. I risultati, pubblicati su Scienze, serviranno a elaborare modelli fisici sempre più precisi, per conoscere le dinamiche interne dei vulcani.

Lo studio sui vulcani di tutto il mondo

Stando a quanto emerso dalle ricerche, più il magma è ricco di acqua, maggiore è la profondità a cui stazione nelle viscere del vulcano. Il primo autore dell’approfondimento, Dan Rasmussen, spiega: «Lo studio mette in relazione la profondità a cui staziona il magma con l’acqua in esso contenuta, un elemento importante perché l’acqua gioca un ruolo cruciale nell’innescare e alimentare le eruzioni».

L’acqua, spiega il ricercatore, condiziona le eruzioni, un po’ come le bollicine di anidride carbonica fanno esplodere una bottiglia che contiene una bevanda gassata (come la Cola) dopo che è stata agitata. «Se si verifica un improvviso calo della pressione, come quanto si stappa la bottiglia, si formano bolle di gas che fanno risalire il magma e poi lo fanno fuoriuscire dal vulcano, come la soda che schizza fuori dalla bottiglia. Un maggior contenuto di acqua nel magma significa un maggior numero di bolle di gas e potenzialmente un’eruzione più pericolosa».

I ricercatori, al fine di capire quali siano i fattori che determinano la profondità della camera magmatica, hanno preso in esame il tipo più comune di vulcano che si forma per la convergenza di due placche di crosta terrestre.

Tra i vulcani studiati, dunque, ci sono anche i siciliani Etna, Stromboli e Vulcano.

Le conclusioni della ricerca sui vulcani

Dopo anni di ricerche, sono riusciti a determinare la profondità della camera magmatica di 28 vulcani rispetto ai contenuti stimati di acqua magmatica. I risultati indicano chiaramente che la quantità di acqua determina la profondità a cui stazione il magma.

«Con le loro simulazioni, i ricercatori dimostrano che il magma durante la risalita perde acqua fino a raggiungere una particolare viscosità che ne determina lo stazionamento», aggiunge Lucia Pappalardo, vulcanologa dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).

«Questo studio è interessante perché ci permette di capire come la presenza di acqua condizioni la profondità della camera magmatica, ma dobbiamo ricordarci che la composizione del magma è solo uno dei fattori in gioco: i risultati dello studio saranno sicuramente utili a perfezionare i modelli che descrivono le dinamiche interne ai vulcani, ma è ancora presto per ipotizzare che possano aiutarci a prevedere le eruzioni».

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