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I giorni di congedo dal lavoro per assistere un parente malato, garantiti dalla celeberrima Legge 104, non possono penalizzare il lavoratore nel computo delle ferie. È quanto ha precisato di recente la Corte di Cassazione con l'ordinanza numero 14187/2017, dichiarando "illegittima la decurtazione di due giorni di ferie annuali in conseguenza del godimento dei permessi concessi ex art. 33 della legge n. 104" e respingendo dunque il ricorso di un'azienda nei confronti di un dipendente.

I permessi accordati in base alla Legge 104 "concorrono nella determinazione dei giorni di ferie maturati dal lavoratore che ne ha beneficiato". Il dipendente che perde qualche giorno di lavoro per assistere un parente malato non può dunque essere penalizzato in alcun modo, anzi: il suo diritto alle ferie "garantisce il ristoro delle energie a fronte della prestazione lavorativa svolta" e si rende ancor più necessario a fronte dell’assistenza a un invalido, "che comporta un aggravio in termini di dispendio di risorse fisiche e psichiche".

L'ordinanza della Cassazione ricorda poi che i permessi per l'assistenza ai portatori di handicap poggiano non solo sulla normativa interna, ma anche su quella internazionale, cioè sulla Direttiva 2000/78/CE e sulla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. La funzione dei permessi legati alla 104, quindi, deve essere interpretata in modo da evitare "che l’incidenza sull’ammontare della retribuzione possa fungere da aggravio della situazione economica dei congiunti del portatore di handicap e disincentivare l’utilizzazione del permesso stesso".