Addio a Franco Russo, 88 anni e una vita spesa in difesa della natura e della sua Sicilia. Era conosciuto come uno dei padri dell’ambientalismo siciliano, voce autorevole e instancabile della tutela del paesaggio.
Nato a Caltanissetta il 22 settembre 1937, ultimo di otto figli di una famiglia di intellettuali, Franco Russo ha fatto dell’amore per la natura la sua missione. Tra i suoi parenti, il celebre critico letterario Luigi Russo, fratello del padre.

Dopo il liceo Russo si trasferì a Palermo per studiare Agraria, poi Scienze Forestali a Firenze, ma fu l’esperienza negli Stati Uniti, a Seattle, a segnare un punto di svolta: lì conseguì un master, scoprì la wilderness e prese parte ai movimenti pacifisti universitari degli anni Sessanta.
Negli USA comprese anche il valore dei parchi nazionali, dell’organizzazione collettiva e del ruolo sociale dell’ambientalismo. Un’esperienza decisiva per le sue scelte future.
L’istituzione della Riserva dello Zingaro
Dopo un periodo da dirigente dell’Azienda Foreste Demaniali in Sicilia, si dedicò alla cooperazione internazionale con la FAO, lavorando in Yemen su un progetto di studio delle dune.
Tornato nell’Isola, mise la sua esperienza al servizio di una delle più grandi battaglie ambientaliste siciliane: la salvaguardia dello Zingaro.
Sua l’idea della celebre marcia del maggio 1980 che, in poco più di un anno, portò all’istituzione della Riserva Naturale Orientata dello Zingaro, primo caso in Sicilia.
Grazie alla sua visione, riuscì a superare steccati ideologici e ad animare un movimento popolare trasversale e determinante. Collaborò attivamente alla redazione della legge regionale per i parchi e le riserve naturali, segnando l’inizio di una nuova stagione legislativa per l’ambiente nell’Isola.
Nel 1983 partì per il Niger per conto della FAO, affiancato dalla moglie Maria Pia. Lavorò alla lotta contro la desertificazione e la siccità, tanto da finire in copertina su National Geographic: una piantina nel deserto, tenuta da due mani, una nera e una bianca. Quella bianca era la sua.
Rientrato in Sicilia, si occupò della nascita del Parco dell’Etna, che diresse per anni da Nicolosi, in provincia di Catania. Ricoprì anche il ruolo di assessore provinciale all’Ambiente a Palermo e fu presidente regionale del WWF.
Era, inoltre, membro della commissione internazionale dell’IUCN per le aree protette, con sede in Svizzera.
Oltre l’ambiente: la lezione umana di un ambientalista visionario
I familiari lo ricordano come profondo conoscitore della natura siciliana. Spesso amava fare escursioni nei Nebrodi e nelle Madonie, coinvolgendo amici e colleghi. Per lui la natura non era solo studio, ma paesaggio dell’anima, frutto di una millenaria relazione uomo-ambiente.
Russo diceva che a volte una strada può essere più dannosa di un fucile da caccia. Attento alle dinamiche della fruizione ambientale, credeva nella partecipazione dal basso, nel coinvolgimento umano e nella sensibilizzazione collettiva.
La sua capacità di dialogare, di creare ponti e relazioni anche in contesti complessi, fu decisiva in diversi progetti in Africa, in contesti tribali o profondamente diversi per lingua e cultura.
Dopo la recente scomparsa di Fulco Pratesi, fondatore del WWF, la morte di Franco Russo lascia un altro vuoto profondo. Due vite parallele, due fari nella lunga battaglia per il patrimonio naturale d’Italia e della Sicilia.