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Logo di Antonino ScarlataQuando ho ricevuto in prestito da un amico il libro "Terroni" di Pino Aprile, stimato giornalista e scrittore pugliese, ne ho cominciato la lettura con un misto di sufficienza, poiché mi aspettavo di trovare una serie di fatti più o meno noti sulle motivazioni per cui il Sud del nostro Paese versa in condizioni disagiate ed è sottosviluppato rispetto al resto della nazione, ma anche di curiosità, perché il libro prometteva di rivelare una serie di "fatti volutamente rimossi che aprono una sconvolgente finestra sulla facciata del trionfalismo nazionalistico." Quali fatti, mi chiedevo, approcciandomi alla lettura.  Cosa c'è ancora da scoprire che già non si sappia sulle cause del degrado e della povertà del Meridione?
 
E invece non sapevo nulla… il libro racconta invero una serie di sconcertanti e sì, sconvolgenti rivelazioni sull'incredibile violenza che ci è stata fatta, su ciò che il nostro amato Sud era prima di subire il massacro che il Nord del paese ha perpetrato nei nostri confronti, massacro inteso sia nel senso letterale di sterminio, furti, saccheggi, stupri, stragi, distruzione, e in senso più ampio un massacro psicologico, che ci ha portato a sentirci ancora oggi umiliati e discriminati in quanto Meridionali, e soprattutto che ci ha rubato non solo il futuro, nostro e dei nostri figli, quanto mai incerto ed angosciante, non solo il presente, già così difficile, ma perfino, e questa forse è la cosa peggiore di tutte, il nostro passato! Il Sud ha subito un'operazione di lobotomia culturale ed è stato privato della consapevolezza di sè, della sua memoria, della sua identità.
 
Quando sui libri di storia studiamo l'Unità d'Italia, avvenuta nel 1861 e cominciata con lo sbarco dei Mille a Marsala, impariamo che l'Italia era divisa in due stati indipendenti, il regno di Sardegna al Nord (governato dai Savoia) e il Regno delle due Sicilie al Sud (governato dai Borboni). Al Centro si trovava lo Stato della Chiesa, mentre le regioni del Veneto, Trentino e Friuli erano ancora sotto il dominio dell'Austria. Impariamo che, con lo sbarco dei Mille, cominciò la conquista del Nord dei territori del Sud, che vennero quindi annessi in quello che diventò il Regno d' Italia, sotto un unico re, Vittorio Emanuele II di Savoia. 
 
Io sinceramente non ricordo di aver studiato i dettagli di questa "annessione" in modo particolarmente approfondito; non ricordo di aver letto di massacri, furti, saccheggi, stupri, stragi, torture, fucilazioni in massa, distruzione di interi paesi dati alle fiamme, campi di sterminio… La storia, intesa come cronaca di fatti effettivamente accaduti, è stata censurata, volutamente nascosta, perché questa vergogna e questa intollerabile violenza venisse rimossa non solo dalle coscienze (se coscienza avevano) di chi le perpetrò, ma soprattutto da chi l'ha dovuta subire, perché oggi come allora il Sud possa continuare ad essere violentato in tutti i modi possibili. Il libro ci spiega che quello che i nostri fratelli Italiani del Nord ci fecero (e che continuano a fare oggi in modo diverso) fu così spaventoso che ancora oggi lo si tace nei libri di storia e nelle verità ufficiali, perché l’orrore è indescrivibile ed imperdonabile; il libro ci spiega sia le cause che le conseguenze del fatto che una parte dell'Italia, in pieno sviluppo, fu depredata e condannata a regredire dall'altra,  che con il bottino rubato finanziò la propria crescita e prese un vantaggio poi difeso con ogni mezzo e che continua ancora oggi. Ci insegnano ancora oggi nelle scuole che nel  Regno delle Due Sicilie nacque il fenomeno del "brigantaggio", bande di feroci assassini che lottavano contro le forze dell'ordine che avevano occupato le loro terre e ucciso il loro popolo, fenomeno che fu strenuamente combattuto dall’esercito dell’invasore fino a reprimere ogni ribellione. Nessuno ci ha detto che l’invasione delle truppe del Nord non debellò il fenomeno del brigantaggio, bensì lo generò, ne fu la causa. Durante l’ invasione nazista della seconda Guerra Mondiale coloro che resistevano agli invasori vennero chiamati partigiani, e sono tuttora, giustamente, ricordati come Eroi nei libri di Storia; i patrioti e i partigiani del Sud, invece, vennero chiamati briganti, e ricordati in eterno nella Storia con l’indelebile marchio dell’ infamia. Pure questo, pure l'orgoglio di avere avuto tanti eroi che hanno perso la vita per difendere la loro terra e la loro libertà ci hanno tolto!
 
Il lavoro dell'autore del libro è stato esemplare e certosino, con ricerche approfondite basate sui (pochi) testi ancora esistenti sull'eccidio,  su testimonianze e studi di storici ed economisti, documenti miracolosamente salvati, atti processuali, diari di soldati e di ufficiali ritrovati dopo un secolo, saggi storici di rinomati studiosi. Ho così scoperto che, prima dell’invasione del Piemonte, il regno delle due Sicilie era il terzo Paese più industrializzato del mondo, dopo l’Inghilterra e la Francia; che aveva il più grosso esercito d’Italia e la flotta più potente del Mediterraneo, e la sua capitale, Napoli, era la terza d’Europa e la prima in Italia per grandezza, popolazione, magnificenza, cultura e arte; era prima in Europa per l’ industria siderurgica, con la produzione di migliaia di tonnellate di ghisa, possedeva fiorenti stabilimenti di cotone, industrie tessili, cartiere, acciaierie, officine meccaniche, altiforni, enormi cantieri navali. La nazione era ricca, e la popolazione viveva nel benessere. Al Nord, invece, vi era grande povertà ed ignoranza; la gente di montagna, il popolo delle campagne e i lavoratori più umili nelle città – ossia la maggioranza della popolazione – viveva negli stenti e veniva vessato da altissime imposte, subendo sia il regime fiscale feudale, sia il controllo poliziesco imposto dal governo piemontese. La pianura Padana, oggi definita da Wikipedia “fertile e ben irrigata, ricca di industrie e di traffici, data la densità della popolazione, la facilità ed il gran numero delle vie di comunicazione interne e di quelle che conducono ai Paesi d'oltr'Alpe”, non era esattamente così fiorente nel 1850;  l'agricoltura si concentrava in chiazze intorno alle poche e decadute città, situate presso la linea delle risorgive e allo sbocco delle vallate, mentre l'alta pianura si ricopriva di boschi e la bassa pianura era nella maggior parte paludosa, e quindi improduttiva, ed il Regno di Sardegna era pieno di debiti. I regnanti della casa Savoia organizzarono quindi l’invasione del Regno delle Due Sicilie, avallata e finanziata da Inghilterra e Francia e dalla Massoneria, e Garibaldi sbarcò a Marsala, protetto da navi Inglesi e Borboniche, con i famosi Mille, che altro non erano se non avanzi di galera, ladri e delinquenti assoldati. Come prima cosa, appena sbarcati, confiscarono la Cassa Comunale ed il Banco di Sicilia; ovunque si fermassero i Mille, che man mano divennero migliaia, con l’aggregazione di mercenari ungheresi, polacchi, russi ed inglesi, quasi tutti delinquenti e ladri matricolati senza scrupoli, prendevano possesso delle migliori residenze fino ad arrivare a quella dei Borboni a Napoli, depredando e rubando tutto l’oro del regno, le opere d’arte, i musei colmi di tesori, milioni di ducati, gioielli e preziosi, un tesoro calcolato in circa 443 milioni di lire-oro di allora (cifra stimata dal noto economista Francesco Saverio Nitti, nonché Presidente del Consiglio negli anni Venti, che facendo delle ricerche sul dislivello tra Nord e Sud ebbe modo di accedere alla documentazione del saccheggio), cifra  oggi corrispondente a circa 270 miliardi di euro, che uniti agli interessi portano ad un valore stimato di circa 500 miliardi! Un altro studioso, il Professor Gulì, nel suo saggio Il saccheggio del Sud addirittura stima la smisurata cifra di 1500 miliardi di oggi… Tutte le ricchezze rubate al Sud vennero incamerate dal nascente Regno d'Italia al Nord, e così cominciò la crescita di questa parte del nostro Paese.
 
In un solo anno, da Torino furono prelevati dalle casse del Regno delle due Sicilie 80 milioni di lire, di cui solo 390.625 furono reinvestite al Sud (ovvero, meno dello 0,5%…). Intanto il massacro della popolazione fu perpetrato con inaudita ferocia, sistematicamente, paese dopo paese – venivano uccisi uomini, donne e bambini indistintamente, le loro case saccheggiate, le donne stuprate, interi paesi dati in fiamme, i campi e le aziende distrutti. Dal diario del Bersagliere Carlo Margolfo, ritrovato dopo 114 anni, si legge "entrammo nel paese, subito abbiamo cominciato a fucilare preti, e uomini, e quanti capitavano, poi con i soldati abbiamo saccheggiato e infine abbiamo incendiato il paese" … Giuseppe Ferrari, storico, filosofo e deputato nel nuovo Parlamento del Regno d'Italia, volle andare a vedere di persona cosa stesse accadendo e ne rimase sconvolto per sempre " … vecchi e bambini bruciati vivi nelle case, neonati sventrati con la baionetta, donne e bambine violentate fino alla morte, ancora vive strappavano loro gli orecchini e tagliavano le dita per sfilare gli anelli…". Il politico ritornò a Torino pregando il Parlamento di porre fine alla mattanza, ma fu inutile. Dai suoi scritti, "Se la vostra coscienza non vi dice che state sguazzando nel sangue, non so più come esprimermi!" ! Gli autori del massacro furono perfino premiati per la loro ferocia con medaglie d'oro, onorificenze, menzioni… come il Colonnello Negri, colui che guidò la strage di Pontelandolfo (BN) del 14 Agosto 1861, uno dei paesi letteralmente rasi al suolo, con la quasi totalità della popolazione sterminata, ha una lapide che ricorda "un grande eroe del Risorgimento italiano", mentre circa 20 anni fa il sindaco di Pontelandolfo chiese la medaglia d'oro al paese in ricordo del sangue versato a fiumi, ma l'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini respinse la richiesta…
 
Un altro dei macellai del Risorgimento, il Generale Pinelli, si rese responsabile di tali atrocità da suscitare le proteste della stampa straniera e da indurre il Governo ad allontanarlo, non prima però di avergli assegnato una bella medaglia d'oro. I morti (talvolta anche i vivi…) venivano gettati nelle fosse comuni; soltanto a Gaeta fu trovata una fossa con duemila cadaveri, roba da far impallidire le 335 vittime delle Fosse Andreatine, che pietosamente hanno avuto almeno il monumento ai Martiri, mentre nulla toccò a Gaeta e a tutti gli altri morti ammazzati… Lo stesso Garibaldi, 8 anni dopo la mattanza, scrisse che "gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili".
 
Nei successivi anni dall'inizio dell'invasione vennero incarcerate, anche grazie alla legge Pica che prevedeva l'arresto per chiunque "sembrasse" dissentire dal nuovo governo, circa 60.000 persone, che dovevano restare in galera anche se assolti ; il celebrato Generale La Marmora ordinò che "non vengano scarcerati coloro che hanno finito di scontare la pena!". Ancora, dopo 12 anni dall’inizio del massacro l'Italia aveva il maggior numero di detenuti in tutta Europa, pur non essendo tra i Paesi con maggior numero di abitanti.( A questa cifra si aggiungono circa 18000 deportati nei lager).
 
Non intendo entrare nei dettagli della carneficina, di proporzioni talmente vaste da inorridire (per chi è interessato al resoconto dettagliato di quanto accadde, rimando al libro citato all’inizio), ma mi sembra importante informare che il giornalista e storico contemporaneo Giordano Bruno Guerri fa un calcolo attendibile di almeno centomila morti, mentre il saggista Lorenzo del Boca stima sette volte tanto, usando il termine “sterminio di massa”, ed ancora, secondo lo storico e scrittore Antonio Ciano, contando anche coloro che morirono nei campi di concentramento, o di stenti e malattie nelle carceri, o coloro che si suicidarono, si arriva ad un milione di morti… 
 
Comunque sia,  al termine della guerra, al Sud rimase soltanto la disperazione e la devastazione totale. Fabbriche distrutte, campi bruciati, case rase al suolo, e pochi sopravvissuti. Per dare una mano al Paese devastato, il primo intervento dell’Italia unita fu quello di tassare a sangue il Sud, con imposte altissime compresa l’assurda ”l’imposta di guerra”, ovvero, il Sud ha pure dovuto pagare le spese per essere stato ucciso, depredato ed annientato!  Incredibile ma vero, questa immonda e vergognosa tassazione verrà ridotta soltanto nei primi anni del '900.
 
Tra terreni e interi paesi bruciati, la popolazione ridottasi sensibilmente dopo l'orrenda carneficina, più le selvagge tassazioni di quel poco che ancora era rimasto, il Sud cominciò subito ad impoverirsi e a vivere tra stenti, miseria e malaria. Le malattie cominciarono a dilagare, morirono a migliaia, ed una gran parte della popolazione fu costretta ad emigrare per sopravvivere, e nel Sud, nell'ormai ex regno più splendido del Mediterraneo, rimase soltanto la devastazione, la povertà e il degrado. Intanto lo Stato, con le casse finalmente piene di ducati, cominciò ad investire nel triangolo industriale (Piemonte,  Liguria,  Lombardia), nel Nord Est, in Toscana, Emilia Romagna e a Roma. Verso la fine del secolo furono stanziati 458 milioni di lire statali (ovvero rubate al Sud) per le bonifiche dei terreni e delle paludi (ricordate quanto vi dicevo prima sulla Pianura Padana?). Di questi soldi, solo 3 milioni andarono al Sud, mentre i restanti 455 furono utilizzati per risanare terre e paludi, impiantare colture più redditizie e quindi aumentare la produzione. I sovvenzionamenti per le scuole andavano ai comuni più ricchi, mentre le tasse scolastiche erano più alte nei comuni più poveri (logico, no?), aumentando così sempre più il divario. Dal 1860 al 1998, per esempio, lo Stato ha speso in Campania 200 volte in meno che in Lombardia, 300 volte meno che in Emilia, 400 volte meno che in Veneto! Cifre pazzesche, che evidenziano una disparità di trattamento da lasciare veramente basiti. E come poteva, come può mai riprendersi il Sud? Ancora, nel ventennio fascista continuò l’opera di affossamento dell’economia del Sud, con l’obbligo per il Sud di produrre grano pesantemente tassato, mentre le fabbriche  di armi (naturalmente esentasse) vennero tutte costruite al Nord, che si arricchì così sempre di più. Ancora, dopo la 2a Guerra Mondiale arrivarono in Italia i finanziamenti dagli U.S.A. del piano Marshall per risanare il sistema produttivo, ma i miliardi destinati al Sud, devastato e distrutto dai bombardamenti e ormai quasi privo di fabbriche e di infrastrutture,  non avrebbero reso in termini di produttività, così lo Stato stabilì che anche questi soldi dovevano andare al Nord… 
 
Ancora, la prima autostrada in Italia nacque nel 1923, la Milano-Laghi (un’autostrada per andare in vacanza…), e ne seguirono tante altre al punto che negli anni ‘30 l’Italia era il primo paese in Europa per estensione della rete autostradale. Ovviamente, tutte rigorosamente al Nord, tranne la Napoli-Pompei; il Sud ha dovuto aspettare ancora circa quarant'anni… che saranno mai? Soltanto nel 1961 venne infine approvato il piano per l'autostrada incompiuta più famosa d'Italia, il simbolo dell'inefficienza italica per antonomasia, e finalmente nel 1962 sono cominciati i lavori della Salerno-Reggio Calabria,  famigerata autostrada che, come si sa, dopo la pazzesca cifra di 52 anni non è ancora stata terminata … A noi Siciliani, per esempio, è andata meglio con la Palermo-Messina, di appena 183 chilometri, cominciata nel 1969 e ultimata nel 2005, dopo appena 36 anni.
 
La situazione Ferrovie dello Stato non fa eccezione: sono rimasta senza parole quando ho visto  sul sito www.trenitalia.com le specifiche dei nuovi treni ad alta velocità ETR 500, quelli che vanno a 300 km/h, con carrozze extra lusso, carrozza ristorante, sala meeting, salottini, sala del silenzio, poltrone reclinabili in pelle, impianto di climatizzazione, prese di corrente per ogni posto, illuminazione al led, ganci appendiabiti in prossimità del finestrino, spazio per bagagli di grandi dimensioni nei vestiboli delle carrozze, 6 monitor per carrozza per visualizzare informazioni sull'andamento del viaggio, news, video e altre notizie utili in continuo aggiornamento, rete WI-FI, due posti attrezzati per disabili che viaggiano su sedia a rotelle e 2 posti per accompagnatori, due toilette per ogni carrozza ed una attrezzata per disabili, fasciatoio disponibile per tutti i clienti… meraviglia delle meraviglie! Chi ha mai visto niente dal genere da Salerno in giù? Con questi treni si percorre la tratta Milano-Roma, di circa 600 km, in meno di tre ore, mentre ad esempio la tratta Palermo-Catania, lunga appena 190 km, viene percorsa dal treno in circa 6 ore … e per andare dalla Calabria all’Emilia il tempo di percorrenza medio è di 21 ore! L’Amministratore Delegato di Trenitalia, intervistato riguardo la situazione disastrata delle Ferrovie al Sud dove non viene stanziato nemmeno un euro per migliorare il servizio, sostiene con brillante logica: “Noi siamo un'Azienda, ci sono tratte con più mercato, e ovviamente privilegiamo quelle, mentre al Sud nessuno prende i treni…“. Eh già, chissà perché! Purtroppo non ha avuto l'illuminazione per capire che forse anche al Sud la gente prenderebbe più spesso i treni se il servizio fosse appena decente. Negli ultimi decenni  gli unici interventi effettuati nel Sud sono stati l’eliminazione di una dozzina di passaggi a livello; il 100% dei nuovi treni ETR 500, costati svariati miliardi di euro, circolano nel Nord; le carrozze che sono state sostituite con queste meraviglie extra lusso, ovviamente, sono state mandate al Sud, e senza manutenzione (ricordo nuovamente che lo stanziamento nel Sud è stato di ZERO euro) sono oggi fatiscenti, talvolta infestate dai pidocchi , prive di servizi tranne il gabinetto, quando non è guasto (no, non posso proprio chiamarlo toilette, perdonatemi…) Altro che aria condizionata e poltrone in pelle! Non contenta di avere escluso interamente il Sud dai piani di sviluppo negli ultimi 10 anni,  l'azienda Trenitalia ha perfino soppresso alcune linee… nel 2000 nel Sud c’erano ben 1000 km di ferrovia in meno rispetto agli anni '40, quasi tutti a binario unico. 
 
 
Chiunque dotato di un minimo di intelletto non può non rendersi conto che la produttività è strettamente condizionata dall’efficienza delle infrastrutture, che se si investono miliardi in una parte d'Italia, mentre l'altra la si lascia a secco, la seconda è destinata ad affossarsi sempre di più, ad essere sempre più povera e disagiata.  Potrei andare avanti per pagine e pagine con la lista di quanto il Sud sia stato ed è purtroppo ancora soggetto a enorme disparità di trattamento, e penso che solo uno stupido possa pensare che il motivo dell'arretratezza e della povertà di noi Meridionali sia dovuto alla nostra "inferiorità" rispetto ai nostri fratelli del Nord.  
 
Come dice la pubblicità, facile vincere così, no? Con tutti i vantaggi, i sovvenzionamenti, le infrastrutture, gli investimenti, direi che non è così difficile diventare la parte più ricca del paese, cari fratelli del Nord… ricordatevi che 150 anni fa le cose stavano esattamente al contrario, che anche noi siamo capaci e sappiamo lavorare e creare lavoro, e fatevi un esame di coscienza prima di odiarci e di chiamarci terroni con disprezzo, perché non lo meritiamo, perchè se il Sud è arretrato la causa è dovuta al fatto che noi non abbiamo avuto le opportunità (e i miliardi di euro) per crescere, perché il Nord si è arricchito e si arricchisce ancora sulle nostre spalle, sin da quando le nostre terre sono state invase e violentate e tutti i nostri beni rubati…
 
E a proposito della orribile violenza e della strage da cui il nostro disgraziato declino cominciò, vorrei ricordare una bellissima preghiera calabrese risalente al 1874, che in pochi versi riesce a comunicare il profondo dolore, lo sgomento, l'amarezza, l'orgoglio ferito del meraviglioso popolo del Sud che, nonostante tutte le disgrazie ed avversità che ha vissuto, è sempre un popolo di gente per bene, accogliente e calorosa, innamorata della sua bellissima terra, che vuole soltanto vivere in pace con tutti godendosi il calore del sole.
 
Scesero dal Piemonte allampanati
una razza che mangiava polenta
e a Natale e Pasqua due patate
bestemmiatori orrendi e miscredenti
e facce toste e ladri matricolati
superbi, dispregiatori, impertinenti
siedono all'ombra e fanno tavolata
col sudore che noi buttiamo ardente
e della terra nostra divenimmo coloni
e loro proprietari
 
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