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Una chiazza nera di petrolio si è allargata in mare, a 120 chilometri da Lampedusa: è successo sulle isole Kerkennah, nella regione di Sfax, in Tunisia, lo scorso 13 marzo, ma dell'episodio non si è parlato fino ad adesso. Lo sversamento di petrolio proviene da una piattaforma a 7 chilometri dalla costa e un'equipe dell'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente della Tunisia è stata inviata sul posto. 

«Anche in Italia un eventuale incidente nei pozzi petroliferi offshore o durante il trasporto di greggio sarebbe fonte di danni incalcolabili con effetti immediati e a lungo termine su ambiente, qualità della vita, turismo e pesca», ha commentato la presidente di Legambiente Rossella Muroni. 

Già nella giornata di ieri, La Stampa ha diffuso la notizia del rientrato allarme marea nera nel Mediterraneo. Secondo le autorità tunisine sarebbe conclusa la fuoriuscita di petrolio. In Italia, la questione è arrivata con considerevole ritardo: «L’accaduto dimostra che non esistono progetti petroliferi che possano ritenersi al riparo dal rischio di incidenti rilevanti. Diventa sempre più urgente interessare della questione l’Unione europea e indire presto una conferenza dei Paesi del Mediterraneo affinché si discuta seriamente del problema», ha detto Enzo di Salvatore, del Comitato NoTriv.

Sebbene l'incidente abbia avuto dimensioni molto contenute, le associazioni ambientaliste hanno chiesto al Governo italiano di intervenire, affinché si faccia chiarezza sull'entità dei danni e sulle responsabilità: di certo, è ancora troppo presto per capire quali potranno essere gli impatti ambientali ed economici.