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Parliamo oggi di un oggetto della tradizione siciliana. Quanti di voi possiedono ancora oggi una bella quartara in casa?
Forse i più giovani ne ignorano l’esistenza. Eppure questo recipiente in terracotta era molto comune nelle case dei contadini. Le sue dimensioni erano medie. Ai fianchi due grossi manici ne facilitavano il trasporto.

Esteticamente richiama molto la giara e la si utilizzava per trasportare e conservare acqua o vino.

Ve ne era anche una versione più piccina che si usava per rinfrescare l’acqua da bere durante il pasto. Il suo nome mi fa sempre ridere: u bummulu.

Oggigiorno la loro funzione originaria è stata persa.
Le bottiglie di plastica sono più facili da comprare e gettare (anche se poi la nostra terra viene inquinata per millenni!). Oppure si usano le quartare in lamiera che, ad ogni modo, si rivelano più utili per conservare l’olio.

Curiosità sulla quartara

Una cosa molto curiosa è che, proprio come gli inglesi che hanno delle unità di misura tutte loro, anche noi siciliani misuravamo i liquidi non in litri ma quartare: una quartara corrisponde a 17 litri e 2 decilitri.

Altra curiosità è il suono emesso da questi contenitori quando ci si soffia dentro. Suono che fa della quartara uno strumento musicale usato in alcune feste popolari siciliane.

La quartara è anche protagonista di alcuni proverbi:

  • Tu fai manichi e quartari (“Tu fai sia i manici che le anfore”: detto di chi vuol fare tutto da sé).
  • Tantu va ‘a quartara all’acqua, o si rumpi o si ciacca (“Tante volte va l’anfora all’acqua che o si rompe o si fessura!”: detto nel senso che la pazienza prima o poi finirà).

Di Viola Dante

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