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A Lampedusa ci sono stati altri 8 sbarchi nelle ultime 24 ore, per un totale di 329 migranti. Al momento, in totale, nella struttura gestita dalla Croce Rossa Italiana sull’isola ci sono oltre 1.500 ospiti (ne potrebbe contenere poco meno di 400).

Giornalisti aggrediti

Come sempre successo, l’attenzione mediatica italiana è alta e ci sono state purtroppo anche aggressioni fisiche e verbali nei confronti della stampa. A tal proposito, l’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, in una nota, ha dichiarato: “Da giorni a Lampedusa si respira aria di insofferenza nei confronti delle forze dell’ordine, del governo e dei giornalisti – scrive l’Ordine – È in questo contesto che il giornalista del Tg1 Lorenzo Santorelli e due tecnici sono stati vittime di pesanti minacce culminate nel danneggiamento delle attrezzature tecniche, che consentono il collegamento satellitare, danneggiamento che ha di fatto causato l’interruzione della diretta. Il giornalista e gli operatori sono stati accusati da alcuni giovani lampedusani di parlare sempre di immigrazione pregiudicando il turismo e determinando una militarizzazione dell’isola. Minacciate anche due troupe di Mediaset, accorse in difesa dei colleghi della Rai. E poche ore dopo sono stati aggrediti anche un giornalista di Italpress e un operatore di Mediaset”. Le violenze sono state definite “inaccettabili”, rimarcando che “anche in questo caso, il diritto di cronaca, piaccia o meno, è sancito dall’articolo 21 della Costituzione”.

Perché i lampedusani vanno anche capiti

Tuttavia (e di questo è povera la nota dell’ODG), se da un lato nessun atto di violenza può essere giustificato, in particolare contro i giornalisti che fanno il loro dovere di informare e raccontare i fatti, dall’altro bisogna anche provare a capire l’ostilità dei lampedusani perché lì si vive di turismo.

C’è gente che, se non guadagna in estate, si troverà in seria difficoltà in inverno. E, di conseguenza, ha il timore legittimo che, se ogni giorno sui telegiornali si dà solo la conta degli sbarchi senza sosta e del collasso costante dell’hotspot, i potenziali turisti potrebbero scelte mete alternative.

Cosa fare?

Eppure, chi sa chi è stato a Lampedusa – chi vi scrive ci ha vissuto non come ‘forestiere’ ma come ‘isolano’ – non si percepisce altrove la presenza e gli sbarchi dei migranti. Le operazioni di recupero, soccorso e gestione avvengono al di là delle zone turistiche.

Tuttavia, c’è il rischio che gli isolani si sentano abbandonati soprattutto a livello comunicativo. Ed è per questo che, forse, ci vorrebbe una campagna alternativa di informazione al resto del Paese, rimarcando che il turismo a Lampedusa è salvo e che l’isola (come Linosa) merita ugualmente di essere una meta estiva (perché lo è, fidatevi: è un piccolo paradiso, soprattutto per chi ama il mare).

Qui, però, dovrebbe muoversi anche la Regione Siciliana, intervenendo in fretta con campagne di comunicazione nei media principali, social media compresi.

Siete d’accordo?