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Il nostro continuo viaggio alla scoperta della Sicilia oggi ci porta a Messina. Facciamo tappa a Capo Peloro, un luogo mite e rilassante, che tuttavia nel suo nome cela qualcosa di spaventoso. In greco, infatti, significa “mostruoso, gigantesco, immane” e la sua storia si è intrecciata con leggende di antichi dei, mostri marini e città perdute.

Tra queste, vi racconteremo quella della città di Risa.

Secondo alcune antiche leggende, tra le lagune perdute della contrada Margi sorgevano un tempo il Tempio di un Dio malevolo e un paese sommerso: la città di Risa. Il nome deriva da quello della principessa che la governava. Era circondata da mura bianche in pietra ed il centro era molto fertile e crocevia di scambi commerciali e culturali tra le popolazioni indigene della Sicilia preellenica.

Un forte sisma la distrusse e la fece sprofondare, creando una depressione, che venne poi riempita dalle acque piovane, formando l’attuale Pantano piccolo. I resti della città si troverebbero a circa 30 metri di profondità. In particolari condizioni metereologiche, con acque limpide e stagnanti, sono perfettamente visibili. Molti di essi sono anfore bizantine e resti di un’antica imbarcazione.

In alcune notti, inoltre, sarebbe possibile sentire i rintocchi della campana della chiesa di Risa, che avvertirebbe i pescatori dell’arrivo di una forte burrasca.

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