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La saga della famiglia Florio, con il suo immenso patrimonio di storie e appassionanti racconti, meriterebbe di essere raccontata nelle scuole siciliane, simbolo di un’epoca felice e di una Sicilia operosa ed eccellente.

Spesso però nei programmi scolastici standard si privilegia il racconto delle potenti famiglie del Nord, piuttosto che raccontare le gesta dei personaggi, che hanno reso grande la Sicilia.

Negli ultimi anni, grazie al suo bestseller, Stefania Auci ha acceso i riflettori sulla parabola dei Florio, contribuendo a far conoscere anche fuori dalla Sicilia le vicende della famiglia calabro-siciliana, poi riprese nella serie TV di successo “I Leoni di Sicilia”, con Miriam Leone e Michele Riondino.

Partiti da una semplice bottega di spezie i Florio grazie alla loro ambizione e al loro ingegno hanno visto via via crescere la loro potenza imprenditoriale, in diversi settori: dal commercio delle spezie alle miniere di zolfo, dal vino alla pesca, dalle tonnare alla cantieristica navale.

I Florio, padroni del mare: dai battelli a vapore ai transatlantici

Non tutti sanno, però, che i Florio furono anche i più grandi armatori siciliani del XIX secolo. Nel 1840 Vincenzo Florio fondò, infatti, insieme a Beniamino Ingham e Gabriele Chiaramonte Bordonaro la “Società dei battelli a vapore siciliani”, che nel 1841 varò il battello a vapore “Palermo” destinato a coprire la tratta Palermo-Napoli.

Nel 1847, il lungimirante erede dei Florio arricchì la sua flotta facendo venire in città dalla Francia il piroscafo “Indépendent” a cui diede il nome di “Diligente” che venne utilizzato per coprire i viaggi intorno alla Sicilia. Nacque in quel momento l’”Impresa Ignazio e Vincenzo Florio per la navigazione a vapore“.

Nel 1851 i Florio ordinarono ai cantieri Thompson di Glasgow il “Corriere siciliano”, in grado di trasportare un centinaio di passeggeri tra prima e seconda classe e capace di arrivare fino a Marsiglia. In seguito, fu acquistato, sempre da Glasgow, l’Etna, un terzo vapore con una stazza di 326 tonnellate a cui fu affidata la concessione del servizio postale tra Napoli e la Sicilia. Fu poi la volta dell’Elettrico, capace di raggiungere la velocità di 13 nodi.

Durante lo sbarco di Garibaldi in Sicilia, i Borboni requisirono quattro dei cinque piroscafi dei Florio per utilizzarli per il trasporto delle truppe (uno era affondato al largo di Gaeta).

Nonostante queste pesanti perdite, Vincenzo Florio riuscì presto grazie alle altre attività di famiglia a risalire la china e riorganizzare la compagnia di navigazione, creando la “Società in accomandita Piroscafi postali di Ignazio e Vincenzo Florio“, con sede a Palermo.

Nel 1862 la società fu tra le quattro compagnie a ottenere sovvenzioni dal governo italiano per il servizio postale che copriva le tratte Palermo-Napoli, il cabotaggio intorno alla Sicilia e gli arcipelaghi siciliani, Malta e Tunisi.

Appena un anno dopo la flotta dei Florio poteva contare su ben 12 unità e nel 1989, in forza del prestigio acquisito, fu fondata la “Compagnia di navigazione a vapore La Trinacria“, fallita nel 1876 per via della crisi economica del 1873.

I Florio però non si persero d’animo e grazie alla convenzione postale del 1877 diventarono presto una delle più grandi compagnie di navigazione italiane insieme alla Rubattino.

La società palermitana ottenne il cabotaggio del canale d’Otranto e dello Jonio, i traghetti Ancona-Zara e Brindisi-Corfù, le linee per Salonicco, Smirne, Costantinopoli e Odessa.

Fuori dalla convenzione Florio inaugurò anche la linea per New York, che due anni dopo divenne Marsiglia-Palermo-New York.

L’evento più importante nella storia navale dei Florio fu, però, la fusione con la compagnia Rubattino. Il 4 settembre 1881 nacque la “Navigazione Generale Italiana (Società riunite Florio e Rubattino)”, la compagnia con sede a Roma che poteva contare su ben 83 piroscafi (presto sarebbero diventati 100), il più grande complesso armatoriale mai visto in Italia.

La crisi arrivò qualche anno dopo quando alcuni armatori genovesi surclassarono la compagnia per i servizi convenzionati dallo Stato. Nel 1925 la NGI fallì e Ignazio Florio jr creò la società di navigazione “Flotte Riunite Florio“, che si fuse nel 1932 con la “Compagnia Italiana Transatlantici” per creare la “Tirrenia – Flotte Riunite Florio – CITRA”, poi salvata da Finmare nel 1936 nella “Tirrenia di Navigazione“.

Foto in evidenza e interna da Wikipedia.

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