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L'Indipendenza della Sicilia, argomento di certo non nuovo nell'isola, torna di moda. È un'idea, anzi la ragione fondante, di Sicilia Nazione, forza politica che nei giorni scorsi ha organizzato un incontro con il Movimento Cinque Stelle, Forza Italia e PD. L'Indipendenza della Sicilia fa breccia all'Ars, come titola Antonella Sferrazza in un interessantissimo articolo pubblicato dal sito "La Voce di New York". Ve lo riportiamo per intero qui di seguito:
 

La novità è che, finalmente, se ne parla.  Non più solo sui social network o in ristretti circoli politici, ma anche all’Ars, sede del Parlamento dell’isola. Il tema dell’indipendenza della Sicilia (e dei suoi derivati) non è più tabù, neanche per i rappresentanti dei partiti tradizionali, quelli legati al sistema Italia.  Che, a prescindere dalla loro opinione, non sembrano volere ancora evitare il tema. Sarà il vento catalano, sarà la consapevolezza che i movimenti indipendentisti o separatisti sono più vivi che mai, sarà che l’argomento è arrivato fino a Luttwak (noto politologo americano che si è schierato apertamente in favore dell’indipendenza della Sicilia), i convegni sul tema non sono più solo per ‘addetti ai lavori’. E’ questa, di per sé, è una notizia in una terra in cui la cultura ufficiale impone censure e diffonde menzogne su questo argomento.  

Eccezione fatta per Fausto Raciti, segretario regionale del Pd che aveva assicurato la sua presenza, tranne poi ‘rifardiarsela’ all’ultimo momento (senza neanche inviare un suo vice), i partiti più rappresentativi dell’arco parlamentare siciliano, hanno raccolto l’invito del movimento indipendentista  Sicilia Nazione e, ieri, (Lunedi 28 Settembre)nella splendida cornice della Sala Gialla dell’Ars, si sono confrontati sul futuro istituzionale della Sicilia. Punto di partenza, i risultati elettorali in Catalogna che, ancora una volta hanno decretato la vittoria degli indipendentisti.

C’erano Marco Falcone e Vincenzo Figuccia di Forza Italia, Giancarlo Cancelleri e Sergio Tancredi del Movimento 5 Stelle, e c’era anche Fabrizio Ferrara, giovane consigliere comunale del Pd, che nonostante il suo partito, si è esibito in una appassionata difesa dello Statuto siciliano.  Al tavolo dei relatori, per Sicilia Nazione, Gaetano Armao che ha parlato dei risultati elettorali in Catalogna e di come “sempre più regioni europee stiano lottando per destrutturare questa Unione europea nemica dei popoli” e  Massimo Costa, cui sono state affidate le conclusioni.

Come si sono schierati i politici intervenuti? Sicuramente più dalla parte dell’Autonomia che dell’indipendenza,  ma con qualche eccezione. Il Movimento 5Stelle, ad esempio, per bocca di Cancelleri,  lo ha detto subito: “Noi siamo sempre per gli Stati uniti d’Italia, una confederazione di stati che corrispondono alle regioni. Io voglio un Presidente della Regione che sappia difendere una Sicilia succube di decisioni dannose -dalla sanità alle infrastrutture- che vengono da lontano. Noi vogliamo l’applicazione totale dello Statuto, ma- ha sottolineato il deputato grillino- qualora continuassero ad arrivare no o forse noi ci faremo carico di una battaglia per l’indipendenza della Sicilia. Non vogliamo ancora essere succubi, basta”.

Rincara la dose il collega Sergio Tancredi: “Questa regione viene regolarmente depredata ed è proprio per continuare a farlo che lo Stato centrale ogni tanto tenta di sbarazzarsi dell’Autonomia: temono un esecutivo regionale forte che sappia difendere la Sicilia, temono un governo regionale che risponda ai Siciliani non a loro”. Tancredi, ha anche sottolineato come il M5S nnon possa certo essere assimilato ai partiti tradizionali italiani: “Il nostro movimento lavora nei territori, non si può definire italiano, né tantomeno tradizionale”. E, ancora, vero è che Grillo ha parlato di abolire le regioni ”ma per farne una confederazione di stati”.   

Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia, non ha usato perifrasi: “Credo nell’Autonomia, e nella necessità di una sua concreta applicazione, ma non nell’indipendenza che peraltro sarebbe contraria alla Costituzione. Come in Catalogna, anche in Italia l’unità dello Stato non può essere messa in discussione”. D’altronde, nessuno si aspettava una dichiarazione indipendentista da un membro di un partito che si chiama Forza Italia. Ma, il suo intervento è stato politicamente forte: “Il vero problema- ha detto il parlamentare forzista-  è che i  governi siciliani  non si sono mai battuti abbastanza per lo Statuto ed è assurdo considerando che la Sicilia è una regione autonoma finanziariamente e potrebbe vivere con le sue risorse che invece vengono trattenute da Roma. Il problema è dunque il rapporto squilibrato tra la Sicilia e lo Stato”.

Dalla platea qualche mugugno e qualche suggerimento del tipo “La Costituzione può essere cambiata”. A parole, certo.  In pratica sperare che l’attuale classe politica italiana, asservita come quella di Madrid, alle oligarchie finanziarie europee da sempre nemiche dell’autodeterminazione dei popoli (più democrazia significherebbe togliere dalle grinfie della finanza gli asset dei territori) al momento resta un sogno.

Vincenzo Figuccia, ex Mpa e attualmente in Forza Italia ha parlato della sua passione autonomista, mai sopita, nonostante l’addio al Movimento per l’Autonomia: “Bisogna dirlo, il governo targato Mpa è stato una occasione perduta per il vero rilancio dell’Autonomia e non mi pento delle mie scelte. Credo nel mio partito, ma continuo a credere nel valore dell’Autonomia”.

Appassionato anche l’intervento di Ferrara. Il giovane consigliere del Pd ha tuonato contro la disinformazione:” Lo Statuto sarà applicato solo quando il popolo siciliano lo vorrà. Ma il popolo siciliano non conosce lo Statuto. E questo fa parte di un disegno preciso dei governi nazionali che vogliono tenerci nell’ignoranza. Lo Statuto non si studia nelle scuole e nemmeno nelle università. Così è facile sfruttarci e trattare questa terra come una colonia”.

Una ulteriore conferma del suo anatema contro la disinformazione, la non insolita assenza della 'grande' stampa siciliana, sempre 'distratta' su questi temi.

A chi  ha fatto notare al giovane Ferrara che le sue parole mal si conciliano con la sua appartenenza al PD, partito che ha rinnegato pure gli insegnamenti di Pio La Torre (strenuo difensore dell’Autonomia Siciliana) e che con le sue politiche sta dando il colpo di grazia alla Sicilia, ha risposto che :”La questione non è né di destra né di sinistra, è un problema di consapevolezza del popolo siciliano che, o si sveglia ora, o non si sveglierà mai”.

Sicilia Nazione ha quindi posto un quesito ai partiti presenti: “Sareste disposti a condividere un percorso che possa salvare la Sicilia del baratro? Le risposte sono state positive. Il M5s ha parlato di una disponibilità ad una alleanza, ma dopo le elezioni.

A chiudere l’incontro, Massimo Costa. Che ha ringraziato tutti i relatori, sottolineando l’unicità dell’evento, e ha chiarito che “prima ancora che da indipendentista, io parlo da siciliano”. Ha quindi fatto in tasca i conti allo Stato e quantificato i furti in danno della Sicilia (qui un articolo dell’economista sul tema).

Platea in fiamme quando ha ripetuto  che “il problema della Sicilia si chiama Italia” e che avrebbe creduto nella buona fede dei partiti nazionali solo quando vedrà un presidente della Regione o un assessore “con il coraggio di convocare Padoan per chiedere un piano di rientro dei crediti dello Stato nei confronti della Sicilia”.  

"Un giorno- ha chiosato-  questa sara sarà una Nazione, e nessuno potrà più derubarla e umiliarla". Standing ovation.