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rocche[Chiamate dai naturalisti Rocche dell’Argimusco, esse sono però note soprattutto come “Megaliti” per la loro affinità con i menhir attorno ai quali i popoli celtici erano soliti celebrare i propri riti religiosi…
Quale sarà la loro origine? Possibile che sia stata solo l’erosione naturale a creare gli straordinari effetti di questi enormi blocchi di pietra, nei cui profili scopriremo figure, animali e simboli magici ed antichi? Oppure veramente sono stati alzati da una misteriosa popolazione preistorica?]

L'Argimusco è un altopiano che si trova in Sicilia, poco a nord dell'Etna, all'incirca al confine tra i monti Nebrodi e i Peloritani, ed è diviso amministrativamente tra i comuni di Montalbano Elicona, Tripi (che sorge sul sito dell'antica Abacaenum) e Roccella Valdemone.
In questa zona sorgono numerosi roccioni di arenaria quarzosa modellati in forma curiosa e suggestiva. La tradizione popolare ha identificato questi megaliti, con l'opera di popolazioni preistoriche: antichi menhir e quasi irriconoscibili dolmen. I geomorfologi e gli archeologi propendono piuttosto per l'origine assolutamente naturale di queste forme, dovute in particolare all'erosione eolica[1].
Tra i megaliti più notevoli, nei pressi della Portella Cerasa si ergono maestosi, solenni e vagamente minacciosi due grandi massi di forma allungata, che richiamerebbero i simboli della virilità e della femminilità, mentre un altro megalito poco distante avrebbe aspetto di aquila e vi sarebbe stato inciso il simbolo del sole, adorato come divinità.
Più a ovest, in località Portella Zilla, una costruzione pastorale ingloberebbe i resti di un dolmen con davanti un gran masso, che sarebbe quanto resta di un menhir rovinato al suolo.
Attorno a questi presunti monumenti non sono stati trovati segni dell'uomo preistorico (ceramiche, utensili, ossa umane, ecc.).

Paul Devins è l'autore di tre saggi sul sito megalitico dell'Argimusco (o Argimosco). I tre volumi sono "Il Mistero dell'Argimusco", Lulu 2010, Barbelo & Sophia 2011, ISBN: 978-1-4461-6023-7, "La scoperta dell'Argimusco", Lulu 2011, Barbelo & Sophia 2011 ISBN: 978-1-4467-8484-6 e l'ultimo "Considerazioni propedeutiche per la vendicazione di Arnaldo da Villanova", Lulu 2012, Copyright: Paul Devins 2011, ISBN 978-1-4710-7197-3. Nei primi due libri (Mistero dell'Argimusco e La scoperta dell'Argimusco) Devins presenta le sue tesi sulla connessione stellare dei megaliti. I megaliti sono, secondo il Devins, in relazione con le costellazioni celesti, non in allineamento, come negli altri siti megalitici del mondo, ma quale "specchio" delle stesse costellazioni. In particolare, tutte le costellazioni poste sulla linea dell’orizzonte si specchiano “toccando” quasi sul terreno le proprie controfigure megalitiche sull’Argimosco.
Utilizzando il programma “Stellarium” o altri programmi simili, sostiene Devins, chiunque può al PC verificare la precisa coincidenza tra i megaliti e le costellazioni dopo il tramonto nel mese di giugno tra il 1.300 d.C. ed oggi.
Le costellazioni coincidono nell’ordine di dieci su dieci: dando le spalle a nord, da est ad ovest, Cigno, Freccia, Aquila, Serpente, Ofiuco (Serpentario), Vergine, Leone, Corvo, Idra e Cratere sono poste nello stesso ordine e sequenza dei loro corrispettivi megaliti, con l’eccezione di una costellazione a sud (Libbra) coperta alla vista dal maestoso profilo dell’Etna.
All’ingresso vi è, poi, la “firma” dell' autore del sito. I megaliti del pellicano, della civetta e dell'alambicco sono la perfetta riproduzione di simboli alchemici e del cristianesimo medievale. Secondo Devins, il megalite definito simbolo della "femminilità" rappresenta, in realtà, il Pellicano. Come il Cristo dà il proprio sangue per la salvezza dei suoi figli, così il Pellicano si becca il petto per dare il proprio sangue ai suoi cuccioli.
Il simbolo della "virilità maschile" rappresenta, secondo il Devins, in realtà una civetta, simbolo della Dea Minerva e della capacità di vedere nell'occulto. Dirimpetto insiste un grande megalite a forma di pallone e due travi accostate a formare un triangolo. Questo megalite rappresenta l'alambicco con pallone e un collo piegato (il triangolo), per questo chiamato "pellicano". Nell'iconografia medievale esso è sempre associato al pellicano volatile.
Tali simboli sono coerenti con la rigida ortodossia evangelica di colui che, secondo il Devins, è l'autore del piano dell'Argimusco, il medico del Re di Trinacria Federico III d'Aragona, Arnaldo da Villanova, e con i contenuti alchemici di molti dei suoi scritti. Documenti del 1282, del 1308 e del 1352 testimoniano una frequentazione del sito da parte dei re Aragonesi ed, in particolare, da parte di Federico III d’Aragona che mandava dall'Argimusco i propri documenti diplomatici.
Non è, perciò, un caso che Arnaldo da Villanova, ovvero il medico/alchimista più noto dell’Europa medievale, abbia frequentato, secondo il Mongitore, il Castello di Montalbano e che sia stato ivi sepolto, per come riferito dal Fazello. Nell'ultimo libro, pubblicato nel 2012, Paul Devins è ritornato sul tema per confermare la paternità del progetto dello "specchio stellare" al medico catalano Arnaldo da Villanova e a Federico III d'Aragona, re di Sicilia.
Arnaldo, secondo Devins, creo' un sito unico al mondo al fine dell'utilizzo dei megaliti quali enormi "sigilli" di pietra per applicazioni mediche di "melotesia" ovvero la medicina astrale di gran voga in epoca medievale.
Le prove raccolte dal Devins confermano l'autenticità delle opere scritte da Arnaldo da Villanova durante il suo soggiorno in Sicilia, tra il 1305 e il 1311, autenticità oggi contestata da alcuni. Il rogo fatto di alcuni libri di Arnaldo nel 1316 fece cadere nell'oblio molte delle sue tesi. Oggi, però, i megaliti dell'Argimusco confermano, secondo il Devins, l'autenticità dei libri di Arnaldo sulla medicina astrale e sui sigilli. Foto e spiegazioni sulla "specularità stellare" del sito megalitico sono rinvenibili su http://argimosco.blogspot.com/ .

Nella foto: Megaliti della virilità femminile e maschile, Altopiano dell'Argimusco