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Da oggi, mercoledì 12 marzo, Netflix accoglie “Magma. Mattarella, il delitto perfetto”, un docufilm che riporta alla luce uno dei capitoli più oscuri della storia italiana.

Diretto da Giorgia Furlan, il film esplora l’assassinio di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Sicilia, avvenuto il 6 gennaio 1980. A 45 anni da quel giorno, l’opera intreccia omicidi politici, depistaggi e tradimenti di Stato, immergendo il pubblico nei misteri degli anni di piombo. Dopo anteprime di successo nei cinema di Roma, Bologna, Palermo e Torino, e una trasmissione su La7 con Corrado Augias, “Magma” approda sulla piattaforma streaming. Non si tratta di un semplice documentario: il ritmo serrato da thriller e la profondità dei fatti reali spingono lo spettatore a confrontarsi con domande ancora senza risposta.

Un assassinio che ha segnato la storia

Il 6 gennaio 1980, Piersanti Mattarella cade sotto i colpi di un killer a Palermo, davanti alla moglie Irma e ai figli. La città, allora crocevia di corruzione e violenza, si conferma un “laboratorio politico” dell’Italia. Mattarella, successore ideale di Aldo Moro, guida la Regione Sicilia con un progetto ambizioso: unire Democrazia Cristiana e Partito Comunista per riformare il Paese. Il docufilm ricostruisce quel giorno con precisione chirurgica. Mostra una Palermo soffocata dalla mafia e dai poteri occulti, dove l’omicidio del presidente appare come un tassello di un disegno più ampio. Sette mesi dopo, la strage di Bologna del 2 agosto 1980 scuote ulteriormente l’Italia, alimentando sospetti di connessioni tra i due eventi.

Depistaggi e silenzi: un caso senza colpevoli

Chi ordina la morte di Mattarella? Perché, dopo 45 anni, il mandante resta ignoto? “Magma” non fornisce soluzioni, ma ordina i fatti e solleva interrogativi cruciali. Il film collega l’assassinio a una rete di eventi: l’omicidio di Michele Reina, segretario DC a Palermo, nel 1979; quello di Vittorio Bachelet, vice presidente del CSM, nel 1980; il caso Moro e la strage di Bologna. Mattarella rappresenta una minaccia per chi vuole preservare gli equilibri della Guerra Fredda. Ogni sua mossa verso il cambiamento sembra accelerare il suo destino. Il docufilm denuncia depistaggi e silenzi che impediscono la verità. “Non lo sappiamo noi e non lo sa nemmeno suo fratello Sergio, oggi presidente della Repubblica, il primo degli italiani. Se vi pare una cosa normale?”, chiede il giornalista Attilio Bolzoni.

Voci dal passato: Giovanni Falcone e i testimoni

Il film attinge a documenti desecretati e testimonianze dirette. Una voce spicca su tutte: quella di Giovanni Falcone, giudice istruttore del caso Mattarella. In una confidenza a Pino Arlacchi, Falcone definisce l’omicidio un “caso Moro bis”. Sospetta un intreccio tra mafia e terrorismo neofascista, una pista che emerge anche nel 1990 davanti alla Commissione Antimafia. Tra i narratori, Rosy Bindi, ex assistente di Bachelet, ricorda il clima di terrore. Luciano Violante, membro della Commissione Antimafia, e Andrea Speranzoni, avvocato nel processo di Bologna, arricchiscono il racconto. Le loro parole dipingono Mattarella come un simbolo di integrità, vittima di un sistema che punisce chi osa sfidarlo.

Un thriller della realtà: perché guardare “Magma”

“Magma” non si limita a narrare un delitto. Con il ritmo di un thriller, il film cattura l’attenzione e scuote le coscienze. Mostra un’Italia intrappolata tra mafia, politica corrotta e poteri occulti. Evidenzia come l’assassinio di Mattarella destabilizzi il Paese, aprendo ferite mai rimarginate. Il lavoro di Giorgia Furlan unisce rigore storico e impatto emotivo. Porta alla luce il coraggio di un uomo che sognava un futuro diverso, ma anche l’impotenza di un sistema incapace di fare giustizia. Dopo 45 anni, la domanda di Bolzoni risuona: perché la verità sfugge ancora?