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Matteo Messina Denaro style è quello che vuole il boss: non si faccia il suo gioco

Matteo Messina Denaro è in carcere. Il boss di Castelvetrano, dopo una latitanza durata 30 anni, ora è al 41bis.

Com’è ovvio che sia, visto la portata della notizia, da quando il mafioso è stato catturato, non c’è ora in cui non si scopra qualcosa sul ‘padrino’, più o meno rilevante. Con un rischio, però: che si faccia il suo ‘gioco’.

Sì, perché c’è l’impressione che, a differenza di Totò Riina, a Matteo Messina Denaro piaccia essere accostato alla figura ‘romantica’ di don Vito Corleone. E ciò non lo dimostrerebbero solo i poster e i magneti rinvenuti in uno dei suoi covi di Campobello di Mazara ma anche le spese esose mensili e gli acquisti fatti alla luce del giorno, a mo’ di sfida. Le indagini, infatti, stanno rivelando i vari spostamenti compiuti negli anni da Matteo Messina Denaro, finanche viaggi all’estero. Insomma, mentre lo Stato lo cercava, il boss mafioso andava in giro a fare compere. Ed è questo un elemento che arreca ulteriore rabbia ai siciliani.

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Ecco perché ci danno fastidio anche alcuni correlati di colore alla cattura perché ogni esagerazione, ogni ricerca di visibilità, ogni tentativo di profitto, è uno schiaffo alla fame di legalità che c’è nella nostra Isola.

Come quanto denunciato sui social media da Francesco Emilio Borrelli, noto consigliere regionale dei Verdi in Campania, che è da ammirare per le sue battaglie coraggiose contro la camorra: “Adesso basta, siamo davvero stanchi di assistere a questo degrado socioculturale. Vendono i giacconi in stile ‘Matteo Messina Denaro'”, ha scritto su Twitter. In pratica, su TikTok, c’è chi vende persino due montoni Matteo Messina Denaro style, con tanto di sconto riservato ai follower.

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Il boss e il suo vestiario al momento dell’arresto, in poche parole, sono diventati di tendenza… No, non si possono relegare episodi come questi nell’ambito delle boutade. Matteo Messina Denaro non è il padrino e non c’è niente di romantico nella sua attività criminale: non gli va dato ‘sazio’. Anzi, meglio ricordare cosa davvero è: elemento di quella montagna di merda che eroi come Peppino Impastato hanno sfidato al costo della vita.

Walter Giannò