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Emergono nuovi ed interessanti particolari sull’anfora ritrovata a Mondello (Palermo) alla fine del 2023. Le prime indagini, infatti, hanno rivelato che la sua origine è antichissima. Lo scorso 31 dicembre, Stefano Vinciguerra, che a lungo ha collaborato con Sebastiano Tusa, ha notato qualcosa sui fondali di Mondello, borgata marinara del capoluogo siciliano. Ha subito contattato la Soprintendenza del Mare, che ha coinvolto i sommozzatori dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della Questura, per il recupero del reperto.

“Il suo ritrovamento è la dimostrazione di come il mare che lambisce questa parte di Sicilia – ha spiegato in una nota la Questura – sia uno scrigno di tesori, probabilmente perché rotta commerciale solcata da diverse imbarcazioni usate per il trasporto di merci sin da un passato molto lontano”.

L’anfora si trovava a circa 10 metri di profondità in un’area considerata di interesse archeologico. In un primo momento, si teneva che non fosse preziosa, ma Vinciguerra non aveva dubbi: “Non ho mai avuto dubbi sull’autenticità dell’anfora. Dopo 40 anni di esperienza e di collaborazione con Sebastiano Tusa, il mio occhio è diventato esperto e so riconoscere ciò che è falso da quello che non lo è” ha rivelato a Repubblica.

I risultati delle analisi

Le prime analisi, di fatto, gli hanno dato ragione. L’anfora, sulla base di un’ispezione visiva, condotta dagli archeologi della Soprintendenza del Mare guidata da Ferdinando Maurici, è risultata essere una produzione della Sicilia orientale di tipo Mid Roman 1, risalente attorno al II o III secolo d.C. Verranno naturalmente condotte ulteriori indagini archeometriche, ma già questo è sufficiente per certificare l’autenticità del reperto.

“Il golfo di Mondello è un punto di approdo millenario, non deve dunque sorprenderci il ritrovamento del reperto in questo contesto” – ha detto Roberto La Rocca, archeologo della Soprintendenza. Già in passato, qui sono stati rinvenuti molti cimeli antichi, tra cui alcune anfore romane del 2021. Quando l’anfora è stata riportata a galla, era molto pulita e senza incrostazioni. Dettagli molto particolari ma, ha spiegato La Rocca, “In eccezionali situazioni di copertura, può capitare che la protezione data dal cedimento porti alla mancata esistenza di concrezioni.

“Avviene quello che tecnicamente si chiama ”anaerobica”, quando cioè il reperto è coperto in maniera talmente compatta che, mancando l’ossigeno, non si formano le eventuali concrezioni e che quindi si mantenga pulito”. Nessun falso, dunque.

Il reperto dell’anfora di Mondello si trova al momento nei magazzini della Soprintendenza, ma il suo futuro non sarà quello di rimanere in questi luoghi: “Abbiamo avviato da poco i lavori di ristrutturazione del complesso che diventerà il museo del mare più bello e importante della Sicilia. Quando il restauro sarà terminato, avremo il piacere di esporre anche l’anfora ritrovata“, ha anticipato La Rocca.