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Montalbano, svelato l’inizio di Riccardino, l’ultimo romanzo dedicato al celebre commissario. Per volontà dello scrittore Andrea Camilleri, il libro uscirà postumo: la casa editrice Sellerio lo pubblicherà entro l’anno. Il primo capitolo del nuovo libro sul Commissario Montalbano è stato letto in anteprima il 16 maggio da Antonio Manzini (amico e allievo dello scrittore siciliano), durante il Salone del Libro Extra. Quest’anno l’evento ha preso la forma di una serie di dirette streaming, con collegamenti con scrittori e personaggi di tutto il mondo.

Ma andiamo a Riccardino. L’ultimo capitolo della saga del Commissario Montalbano è molto atteso e contiene molte sorprese. Ecco l’incipit.

Montalbano, ecco l’inizio di “Riccardino”

“Il telefono sonò che era appena arrinisciuto a pigliari sonno, o almeno accussì gli parse”. “Riccardino sono”, disse una voce “squillante e festevole”, per dargli appuntamento al bar Aurora. Ma Montalbano non conosceva nessuno con quel nome… Un’ora dopo, la telefonata di Catarella: avevano sparato a un uomo, Fazio lo stava cercando. Inutilmente il commissario cercò di affidare l’indagine a Mimì Augello, perché “gli anni principiavano a pesargli” aveva perso “il piacere indescrivibile della caccia solitaria”, insomma “da qualichi tempo gli fagliava la gana”, “si era stuffato di aviri a chiffari coi cretini”. Si precipitò sul posto, e scoprì che il morto era proprio Riccardino.

Una delle sorprese del romanzo è il ‘confronto-scontro’ tra il commissario Montalbano e il suo alter ego letterario televisivo. Quando arriva sul luogo dell’omicidio, trova tutti affacciati: “pariva la festa di San Calò”. Nel “dialogo aereo tra i balconi” qualcuno lo indica e dice: “C’è il commissario Montalbano“. “Ma quello della tv?” chiede qualcuno. “No, quello vero”, risponde qualcun altro.

Così a Montalbano iniziano a ‘firriare i cabasisi’: tutto era cominciato quando aveva raccontato una delle sue indagini “a uno scrittore locale”, “tale Camilleri”, una “gran camurria d’uomo” che ne aveva fatto un romanzo. “Ma siccome in Italia leggono quattro gatti”, quel primo libro non aveva fatto rumore. Aveva poi tratto dai suoi racconti altre storie gialle, in una “lingua bastarda”, che avevano avuto un successo enorme, anche all’estero, ed erano state trasposte in tv. “ora tutti lo acconoscevano e lo scambiavano per quell’altro”, il suo doppio pirandelliano, l’attore “che non gli assomigliava ed era di 15 anni più giovane”.

Quando Montalbano, di lì a poco, torna in commissariato, Catarella gli dice che ha chiamato “il professore Cavilleri“. “Camilleri”, lo corregge il commissario. “Digli che non ci sono”.

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