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Un'analisi tra il serio e il faceto per fotograre lo straordinario successo de Il Commissario Montalbano. Le lenti de "Il Foglio" probabilmente sono riuscite a inquadrare al meglio il plebiscito bulgaro di una serie amata da gran parte degli italiani. Ecco i 10 motivi:

1. Il protagonista è ben stondato, ma non troppo, se no diventerebbe un personaggio letterario (vedi Simenon su Maigret). Il merito è dello scrittore.

2. L’attore è bravo e azzeccato (per quanto Camilleri non approvasse). Piace alle donne, 60 per cento del pubblico, ma non trasmette agli uomini ansie da confronto prestazionale. Il fatto che sia andato benissimo anche Il giovane Montalbano dimostra che è più merito del personaggio.

3. Le trame complesse quel tanto da gratificare la media intelligenza (l’effetto Mike Bongiorno di Eco), ma alla fine a prova di cretino.

4. La lingua. Come sopra: il siciliano artificiale di Camilleri sembra ignoto ma è comprensibilissimo, ciò gratifica anche lo spettatore del Triveneto.

5. La Sicilia immota, da cartolina ma non troppo, come tutti amano sognare che sia. Da lombardo, a scrivere della Sicilia rischio l’effetto Luchino Visconti quando scoprì Acitrezza: “A me lettore lombardo, pur così affezionato al bel cielo di Lombardia, così bello quando è bello…”. Però ha fatto lo stesso effetto ad Alberto Sironi, regista lombardo della serie: “Mi sono innamorato di quest’angolo di Sicilia, dei suoi muretti a secco, dei suoi colori… Camilleri ambienta le storie nel suo passato, a Porto Empedocle, in luoghi che non esistono più. Quello che abbiamo fatto è stato introdurre un personaggio che nei romanzi non c’è: il paesaggio”. Il barocco, il mare: quel che lo spettatore compra è une certaine idée de la Sicile.

6. Un rassicurante senso di immobilità. Mai un’auto parcheggiata, strade vuote, vagamente metafisiche, il tempo assente. La Fiat Tipo è stata prodotta dal 1988 al 1995, ne avranno vendute quattro, ma tutte a Vigàta, che appunto è immaginaria. Il primo romanzo di Camilleri è del 1994. Ma la Fiat Tipo convive con telefonini di un decennio più giovani, con calici da vino che in una trattoria siciliana non si sono mai visti prima degli anni Zero del Terzo millennio (metà anni Zero).

7. Riti e repliche. L’ultimo episodio, lunedì sera, ha raccolto il maggior ascolto fra tutti i 27 finora trasmessi: 10 milioni 333 mila spettatori, 40 per cento di share. In più di cento repliche, la media di ascolto è stata di 5 milioni, share del 22 per cento.

8. La vampa d’agosto. Montalbano è stato il primo tv movie a introdurre una dose costante di erotismo non castigato nella prima serata di Rai Uno. Diciassette anni dopo non c’è partita, un tv movie come Non uccidere, una serie americanizzante e ben fatta, ha una serializzazione del sesso più esplicita. Ma fa ascolti minimalisti: la vampa, a Torino non accende.

9. La mafia esiste ma poco. Nessun raffronto con le Piovre o Squadra antimafia. Qui è sempre un sentore, sfumato e di maniera. La dimensione politica è ovattata. Ma più che la mafia, a non esistere è l’antimafia (vedi: retorica dell’antimafia).

10. Con i suoi trionfali numeri, Montalbano resta un prodotto di nicchia dilatato, non un prodotto di tendenza. Il pubblico che si appassiona alla quarta stagione di House of cards ha un rapporto magari nevrotico con il mondo e il potere, ma molto contemporaneo. Il pubblico di Rai Uno ha un rapporto sentimentale (il sentimentalismo è un’altra forma di nevrosi, non la sua assenza) più che altro col passato. Anche i bambini, in Rai, sognano soprattutto nonni. L’isola che non c’è è come una casa al mare.