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C’è un luogo a Palermo dove anticamente andavano a passeggiare le donne cattive. Ma attenzione perché questo nome non era rivolto alle donne maligne e senza cuore ovvero a li fimmini tinti; ma il termine cattive stava invece ad indicare tutte quelle donne che erano rimaste vedove. In questo caso infatti il nome deriva dal latino “captivae” che, come saprete, significa prigioniera. Ed è proprio per questo motivo che venne dato alle vedove; esse erano infatti ritenute prigioniere del dolore e del lutto che anticamente veniva spesso portato per tutta la vita. E fu per render più discrete le loro passeggiate, che agli inizi dell’ottocento nei pressi della marina, utilizzando parte delle antiche mura di cinta della città, venne realizzata una ampia terrazza dove le donne rimaste senza marito potevano riunirsi per passeggiare indisturbate. La foto ci mostra un particolare del principale cancello di ingresso al quale si arriva salendo un’ampia scalinata nei pressi di Porta Felice nella zona ancora adesso soprannominata le “mura delle cattive”. – Ed a proposito di “cattive” eccovi alcuni antichi proverbi siciliani che hanno per tema proprio le vedove:

A viduva chianci lu mortu e pensa a lu vivu.

U duluri da viduva picca dura, u tempu ca lu maritu trasi ‘nsipultura.

Quannu u maritu finisci sutta a balata la viduva diventa cchiù taliàta.

Quannu la viduva si spusa, la bon’armuzza è sempri casa casa.

A viduva picciotta si cunsola a prima botta.

Di Nando Cimino

Da Sicilia il Meglio