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Giuggiulena, ma non si mangia: è la pietra arenaria di Siracusa.

  • Pietra Giuggiulena o pietra bianca di Siracusa: modi diversi per chiamare un unico materiale.
  • Nota anche come Pietra-Torrone di Sesamo è una roccia sedimentaria molto utilizzata.
  • Le sue origini sono antiche: si è formata nel Miocene ed è con essa che è stata costruita Siracusa.

Il viaggio in Sicilia alla ricerca dei prodotti più particolari ci porta oggi a Siracusa, per conoscere da vicino una pietra che si trova ovunque in città. A renderla particolare è, anzitutto, il nome: “Pietra Giuggiulena” o “Pietra-Torrone di Sesamo”. Il richiamo è alla giuggiulena, un tipico dolce siciliano (una sorta di croccante al sesamo, da qui il nome “Pietra-Torrone”). Questa roccia sedimentaria, formatasi nel Miocene, è composta principalmente da calcareniti organogeni e ghiaie poligeniche. Non presenta fratture, ha una porosità media ed è fossilifera, quindi contiene resti di conchiglie. Dato che si tratta di un calcare tenero, si presta molto bene all’intaglio. Per quanto riguarda il colore, ha più gradazioni, che vanno dal bianco al giallo: beige, ocra e giallognolo. La pietra bianca di Siracusa ha una storia molto interessante: scopriamola insieme.

Storia della Pietra-Torrone di Sesamo

Questa pietra è tipica delle cave dei Monti Iblei. È venuta alla luce quando i Monti Iblei sono affiorati dalla superficie del mare: si tratta del Miocene superiore-Pliocene per l’entroterra e di tempi più recenti, il Pleistocene superiore, per la zona costiera di Siracusa. Sin dall’antichità le cave di Siracusa sono state conosciute e sfruttate. Proprio dalla città deriva parte del nome della pietra. Molto famose anche le cave di Palazzolo Acreide, Noto e Modica.  In epoca greca la polis di Syrakousai sorse grazie all’estrazione dalle latomie – parole che deriva dal greco antico: Lytos, ossia Pietra – la bianca roccia calcarea.

L’utilizzo della Pietra Giuggilena

Con il tempo le cave di estrazione si sono notevolmente ridotte. Dal XVII secolo la pietra, usata ad esempio per edificare i monumenti medievali di Ortigia, è stata estratta da Palazzolo Acreide, per questo detta “Pietra di Palazzolo”. Essa, tuttavia,  differiva da quella usata per i monumenti d’epoca greca, che proveniva da cave locali. Odiernamente la pietra degli Iblei proviene, per utilizzi commerciali, principalmente dall’area del comune di Palazzolo Acreide, anche se il suo nome è rimasto maggiormente legato a Siracusa. Nel secolo scorso Anthony Blunt ha descritto le caratteristiche di questa pietra: «La pietra, proveniente da cave non lontane a settentrione di Noto, è di una grana fine come quella di Catania, ma di un pallido colore giallo-oro che al sole acquista un’indescrivibile opulenza: abbastanza tenera per consentire un taglio elaborato, la si può anche lasciare quasi nuda, in modo da dar libero corso al molteplice linguaggio della materia.»

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