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È confermato per martedì 5 luglio, dalle ore 11 alle ore 15, lo sciopero nazionale del personale di volo di Alitalia: lo ha riferito il segretario nazionale della Filt Cgil, Nino Cortorillo, sottolineando che "pur consapevoli dello sviluppo e del posizionamento nel mercato da cui derivano sicurezza per l'impresa e i lavoratori, se avevamo dieci ragioni per confermare lo sciopero, gli atti di Alitalia di queste ore ci dicono che ne abbiamo cento". 

"Lo sciopero, il primo dopo molti anni – spiega il dirigente nazionale della Filt – ha argomenti legati alle condizioni di vita e di lavoro delle persone su cui si riversano decisioni aziendali mai discusse preventivamente, in quanto sono aumentati gli orari di lavoro, si utilizzano procedure di licenziamento individuale a nostro parere fuori dalle norme, si eliminano agevolazioni decennali che consentono a lavoratori pendolari di spostarsi e attenzioni al personale che ha condizioni familiari e personali molto delicate. Inoltre a chi ha visto riconoscersi dalla magistratura il reintegro nel posto di lavoro si adotta, con un atto senza precedenti, un nuovo licenziamento individuale che fa perdere l'originale indennità di mobilità". 

"Alitalia – spiega Cortorillo – ha il diritto di non rispondere alle richieste del sindacato così come il diritto di sciopero in Italia non è subordinato al volere dell'impresa ma è una di una gravità assoluta quanto sta accadendo negli ultimi giorni, in una escalation incontrollata, dalle accuse al sindacato, in una lettera inviata a tutti i dipendenti da parte dell'ad Cramer Ball, di essere una 'piaga', agli spostamenti individuali, fuori dall'orario dello sciopero, di personale che potrebbe aderire alla protesta, alle presunte promesse, proprio a quelle persone cui sono state tolte le agevolazioni individuali, che, in caso di non adesione allo sciopero, le avranno ripristinate, fino alle richieste, che speriamo siano prive di fondamento, a gruppi di lavoratori di dimettersi dal sindacato". Secondo il segretario nazionale della Filt Cgil infine "quanto sta accadendo dimostra che la nuova filosofia aziendale alla base delle scelte organizzative e di lavoro si fonda sulla pericolosa idea che il sindacato debba consegnarsi all'impresa e che gli scioperi, uno ogni 4/5 anni, siano da impedire".