Un grande squalo bianco è stato avvistato di recente a pochi metri dalla costa di Sliema, rinomata località turistica maltese. Il video, girato dai proprietari di un lido e subito diventato virale sui social, mostra il predatore nuotare indisturbato vicino alla riva. Le immagini ha scatenato curiosità, ma anche un po’ di preoccupazione.
A fare chiarezza è Massimiliano Bottaro, biologo marino presso la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli e coordinatore del progetto europeo Life Elife, intervistato da Fanpage.it. “Quasi sicuramente si tratta di un grande squalo bianco (Carcharodon carcharias)”, afferma Bottaro. “Anche se i video non sono molto chiari, per un momento si distingue la tipica punta bianca del muso quando emerge dall’acqua. Lo stacco evidente tra il bianco e il grigio della parte superiore è uno dei segnali distintivi“.
Presenza storica nel Mediterraneo e in Sicilia
L’avvistamento ha sollevato interrogativi sulla sicurezza dei bagnanti. Ma l’esperto ridimensiona i timori: “Lo squalo bianco c’è sempre stato nel Mediterraneo. È una presenza storica nella zona di Malta e dello Stretto di Sicilia. In Tunisia, ogni anno, si registrano avvistamenti o catture accidentali”. In Italia, compresa la Sicilia, la percezione è diversa: “Pensiamo che non ci siano squali, ma non è affatto così. Solo che oggi, grazie agli smartphone, tutti diventano ‘documentaristi’”. Bottaro ricorda un recente episodio: “Un anno fa, al largo di Lampedusa, dei pescatori hanno liberato un giovane esemplare impigliato nelle reti”.
Quali sono i rischi per l’uomo?
Il grande squalo bianco è spesso considerato una minaccia per l’uomo, ma Bottaro ribalta la prospettiva: “Siamo noi a uccidere sistematicamente gli squali, non il contrario”. Gli attacchi mortali sono estremamente rari, soprattutto se rapportati al numero crescente di persone che frequentano le spiagge. “Il bagno in mare è una consuetudine recente, diffusa negli ultimi 100-150 anni”, spiega. Anche nei luoghi con presenze documentate, come il Mar Rosso, gli episodi sono limitati: “Negli ultimi 18 mesi, solo due attacchi mortali, uno a un turista russo e uno a un italiano. Eppure oggi quel mare ospita milioni di turisti, mentre 30 anni fa era riservato ai subacquei esperti”.
A minacciare gli squali non sono i bagnanti, ma le pratiche di pesca, soprattutto quelle accidentali. Il progetto Life Elife, cofinanziato dalla Commissione Europea, lavora proprio in questa direzione: “Ridurre il bycatch — le catture non intenzionali — nella pesca professionale”, precisa Bottaro. Gli squali non sono un bersaglio diretto, ma finiscono comunque nelle reti. “Con la pesca a strascico, ad esempio, mentre si cerca il gambero rosso si catturano anche specie di profondità. Oppure con il palangaro pelagico, usato per pesce spada e tonno, possono abboccare anche tartarughe marine e squali”.
Per affrontare il problema, il progetto promuove l’uso di attrezzi a basso impatto ambientale e punta su una maggiore formazione dei pescatori. “Spesso uno squalo viene tirato a bordo ancora vivo. Visto che ha un bassissimo valore commerciale, sarebbe meglio liberarlo in sicurezza. In molti casi muoiono inutilmente”, conclude Bottaro. Foto: Depositphotos.com.