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L'alta velocità ferroviaria cresce mentre i treni per i tre milioni di pendolari diminuiscono, le tariffe aumentano e i servizi sono di scarsa qualità. Il divario cresce. Maglia nera del servizio di intercity e regionale va anche quest'anno alla linea Roma-Ostia Lido, seguita dalla Circumvesuviana mentre al terzo posto si piazza la Reggio Calabria-Taranto.

È la prima analisi del trasporto ferroviario pendolare in Italia stilata come ogni anno, all'entrata in vigore dell'orario invernale, da Legambiente che lancia la campagna Pendolaria 2016 e la lista delle 10 peggiori linee, in attesa dell'analisi dei finanziamenti e dei processi organizzativi che verranno presentati a gennaio 2017. Sull'alta velocità l'offerta per la Roma-Milano è cresciuta del 276% dal 2007 mentre sono diminuiti i treni su intercity e regionali in 15 Regioni e sono state aumentate le tariffe in 16 Regioni. Dal 2010 a oggi, spiega Legambiente, per la riduzione dei trasferimenti da parte dello Stato, si stimano tagli del 6,5% nel servizio regionale e del 19,7% per gli intercity. Solo in pochissime regioni è aumentato il servizio (il caso migliore è la Provincia di Bolzano).

Il taglio maggiore dei servizi (-26,4%) è stato subito dalla Calabria, seguita da Basilicata (18,9%) e Campania (-15,1%). Impennata delle tariffe in Piemonte (+47,3%), Liguria (+41,24%) e Campania (+36,1%). Le dieci linee peggiori indicate da Pendolaria 2016 sono state scelte per qualità del servizio, ritardi e tagli dei treni, capienza ed età dei convogli, disponibilità di orari per i pendolari, condizione delle stazioni. 

Oltre alle tre sul podio, al quarto posto c'è la Messina-Catania-Siracusa, seguita dalla Cremona-Brescia, dalla Pescara-Roma, i collegamenti per Casale Monferrato, con la linea per Vercelli e quella per Mortara dalla Casale Monferrato chiuse a seguito del tagli decisi dalla Regione Piemonte; la tratta Bari-Martina Franca-Taranto si colloca al ottavo posto, al nono la Treviso-Portogruaro e al decimo la Genova-Acqui Terme. In Italia sono quasi 3.300 ogni giorno i treni regionali con un'età media 17,2 anni (il 69% supera i 15 anni), con differenze marcate tra centro-nord e sud.

La regione con i treni più vecchì è l'Abruzzo (24,1 anni) seguita da Basilicata (23,3) e Sicilia (23,2). L'età media in generale è migliorata rispetto al 2015 (era 18,6) per gli investimenti di alcune Regioni, per i nuovi contratti di servizio con Trenitalia che prevedono la sostituzione di 450 treni e, in alcuni casi, per la dismissione di quelli più vecchi (Puglia e Lombardia). Per i prossimi anni, però, avverte Legambiente, non sono previsti finanziamenti per aumentare i treni e quindi si rischiano ulteriori tagli.

Per il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini, "il nuovo Governo deve individuare le risorse per il rilancio del trasporto pendolare e procedere al commissariamento dove le Regioni non sono in grado di garantire il servizio" e "occorre quanto prima trasferire la gestione delle infrastrutture regionali a Rfi (Rete ferroviaria italiana), per realizzare investimenti in sicurezza e efficienza delle linee, e affidare il servizio con gare europee". Infine, ma non per importanza, "è necessario garantire gli stessi standard di sicurezza e qualità su tutte le linee del Paese" vista la differenza dimostrata anche dal drammatico incidente del 12 luglio, tra Andria e Corato, in provincia di Bari.