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Dott. Emerico Ballo: “A pochi mesi dall’operazione il paziente sta bene ed è tornato a fare sport”

 

Palermo, luglio 2019 – Marcello ha 56 anni. Sta giocando a tennis, quando accusa un malore: la pressione scende, sembra non avere più polso. Viene soccorso e portato in un ospedale, dove una tac accerta la diagnosi: dissecazione aortica, che si aggiunge a un aneurisma di cui Marcello non è a conoscenza.

La struttura, però, è impossibilitata ad operarlo e Marcello viene trasportato d’urgenza a Maria Eleonora Hospital di Palermo, ospedale di Alta Specialità, accreditato con il Servizio Sanitario Nazionale, di GVM Care & Research.

 

Sono da poco passate le 20.00, quando viene portato in sala operatoria. L’équipe guidata dal dott. Emerico Ballo, medico specialista in Cardiochirurgia e Chirurgia Vascolare a Maria Eleonora Hospital, lavora senza sosta fino quasi alle 5.00 del mattino. Al termine dell’operazione, Marcello viene trasferito in terapia intensiva.

 

L’intervento d’urgenza è andato bene e a distanza di qualche mese dall’operazione possiamo confermarlo – commenta il dott. Ballo. –Dalla sua parte ha giocato anche la giovane età: la sostituzione della radice e dell’arco aortico è un’operazione rischiosa, tanto da essere frequentemente sconsigliata nei casi che coinvolgono pazienti anziani”.

L’arteria aorta parte dal ventricolo sinistro del cuore, dove si riempie di sangue ricco di ossigeno, che viene trasportato a tutti gli organi. La parete aortica è formata da tre strati: l’intima, la media e l’avventizia. Quando si verifica uno strappo tra i primi due si parla didissecazione aortica.

Le cause possono essere di natura traumatica o congenita e la presenza di aneurismi può aumentarne il rischio. I sintomi sono il dolore toracico e tra le scapole, e il senso di debolezza e obnubilamento. Solo una diagnosi puntuale è in grado di diagnosticare la patologia, in quanto i sintomi sono spesso riferibili anche ad altre patologie.

 

La dissezione dell’aorta è una patologia asintomatica, fino a quando non si manifesta il malore. Per cercare di prevenirla si possono effettuare screening cardiologici con esami di diagnostica per immagini. Tra i fattori di rischio vi sono la familiarità con le patologie dell’aorta, il tabagismo, l’ipertensione, l’obesità.

 

Gli esami indicati sono l’ecografia e l’Angio Tac. Nel caso di una lacerazione come quella di Marcello, che arriva a coinvolgere l’arco aortico – la parte dell’arteria che si ripiega per prendere la direzione discendente – l’unica possibilità è intervenire chirurgicamente. Proprio perché le pareti del vaso sono indebolite, l’operazione è molto difficile e richiede un’équipe specializzata.

 

L’operazione consiste nella sostituzione del tratto di arteria lacerato con dei tubi che fungono da protesi, passando attraverso un’incisione all’altezza dello sterno. La circolazione sanguigna deve essere interrotta: viene quindi attivato un sistema di circolazione artificiale extracorporeo per mantenere correttamente irrorati cervello e altri organi.

Dopo l’intervento, come nel caso di Marcello, il paziente è curato in terapia intensiva. La durata della degenza varia in base al caso particolare. Una volta dimesso, il paziente deve affrontare un periodo di riabilitazione. Mantenere uno stile di vita sano, che riduca il più possibile i fattori di rischio. Frequentemente, anche dopo l’intervento viene prescritta una terapia farmacologica di mantenimento e sono necessari controlli periodici.

Subito dopo l’operazione ho seguito un percorso di riabilitazione, con esercizi di cardio-respirazione e camminata, attività leggere per monitorare la pressione e il battito cardiaco, – spiega Marcello. – Successivamente ho ripreso a lavorare e da qualche settimana ho ricominciato anche con l’attività sportiva in piscina: all’inizio riuscivo a nuotare solo per 4 vasche, ma con l’allenamento arrivo ora a fare 50 vasche. Sono sempre di più in miglioramento e inizio a pensare a quando tornerò di nuovo sui campi da tennis”.