Il quotidiano britannico The Guardian ha celebrato la rinascita del vino siciliano, pubblicando un approfondimento in cui si sottolineano la qualità dei vitigni autoctoni e il prestigio internazionale guadagnato dalle produzioni dell’isola.
La testata elogia l’evoluzione qualitativa delle produzioni in un articolo firmato da Hannah Crosbie, che sottolinea come l’isola, con una storia vinicola millenaria, stia oggi vivendo una nuova stagione di riconoscimenti internazionali.
Sebbene la Sicilia abbia prodotto vino per millenni, fin dalle prime colonizzazioni fenicie e greche – scrive il Guardian – il settore ha sofferto a lungo nel Novecento, a causa dell’emigrazione verso gli Stati Uniti e dei due conflitti mondiali. Per decenni, la produzione si è concentrata sulle cooperative e sui grandi volumi a scapito della qualità. Solo negli ultimi trent’anni si è affermata una filosofia orientata all’eccellenza, in linea con quanto avvenuto in molte aree vinicole del mondo.
Vitigni autoctoni e identità del territorio
Per comprendere l’identità del vino siciliano, secondo la testata, occorre conoscere alcuni vitigni autoctoni fondamentali. Il più diffuso tra i rossi è il Nero d’Avola, che dà origine a vini scuri, intensi e fruttati, con note erbacee di liquirizia e tabacco tostato. Alcune versioni sono pronte da bere, altre maturano magnificamente con l’affinamento in bottiglia.
Accanto al Nero d’Avola, si distinguono il Nerello Mascalese e il Frappato, due varietà popolari per il loro profilo aromatico e vivace. Spesso usati in uvaggio, sanno esprimere anche in purezza vini eleganti e profumati.
Tra i bianchi, il più coltivato è il Catarratto, seguito dal Carricante, salino e minerale, e dal Grillo, fresco e saporito. Questi ultimi due sono impiegati anche nella produzione del celebre Marsala, vino liquoroso originario dell’omonima città sulla costa occidentale dell’isola.
Denominazioni e territori d’eccellenza
La Sicilia vanta 22 DOC (Denominazioni di Origine Controllata). La più famosa è senza dubbio il Marsala, ma tra le altre spiccano la DOC Faro, sulla costa orientale, che produce rossi morbidi da Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, e la DOC Etna, una delle aree più affascinanti del panorama vinicolo europeo.
Il territorio dell’Etna, caratterizzato da suoli vulcanici stratificati frutto di millenni di eruzioni, conferisce ai vini una mineralità e una tensione inconfondibili. I vini prodotti sulle pendici del vulcano sono oggi tra i più ricercati e celebrati, tanto da essere entrati anche nella cultura popolare.
“White Lotus” e l’effetto pop
La serie televisiva The White Lotus, ambientata in parte in Sicilia, ha contribuito a rafforzare il fascino del vino etneo a livello internazionale. In particolare, in un episodio della seconda stagione, il personaggio di Daphne esclama: “A quanto pare, il vino contiene un sacco di minerali vulcanici. Quindi, possiamo ubriacarci e domani la nostra pelle, i nostri capelli e le nostre unghie saranno splendenti”.
Un’osservazione ironica che ha generato curiosità, pur senza fondamento scientifico. The Guardian non manca infatti di precisare che questi effetti benefici sono improbabili!
4 etichette da conoscere
L’articolo segnala infine 4 vini siciliani che rappresentano al meglio l’attuale panorama enologico dell’isola:
- Paolini Grillo Bio Terre Siciliane 2022, £12.50 – Vinificato in acciaio inox, si presenta cristallino, agrumato, con un finale teso e minerale.
- Costadune Mandrarossa Frappato 2024, £12.25 – Ricco di aromi vivaci di lampone e limone, è un esempio gustoso di Frappato in chiave fresca e immediata.
- Maremosso Catarratto 2022, £19.20 – Un vino arancione ideale per chi si avvicina agli “orange wines”, con sentori di erbe essiccate e limone conservato.
- Martinez Marsala Superiore Garibaldi Dolce, £9.50 – Un Marsala dolce e vellutato, firmato da uno dei più antichi produttori dell’isola.