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01Non riceveranno nessun indennizzo i proprietari degli agrumeti siciliani infestati dal virus tristeza. Solo due giorni fa il Presidente Crocetta ha infatti dato disposizioni affinché tutti gli ordini di accreditamento venissero ritirati.

Se così fosse, si prospetta un danno ingente per tutto il settore dell’agrumicoltura che rappresenta, assieme a quella vitivinicola, l’eccellenza agricola dell’Isola: per più di un 6% l’una e per un buon 11% l’altra.

La “tristezza degli agrumi” è stata un vero flagello in tutti i Paesi del Mediterraneo, per almeno due anni. Ad essere attaccate sono infatti state le piante di arancia amara di Cipro, Israele e Spagna e quelle presenti nella Sicilia orientale.

All’estero le più acute epidemie si sono sviluppate nelle Americhe: presso gli agrumeti di Florida, Venezuela, Brasile e Argentina.
Questa patologia, conosciuta già dal 1956, è causa della perdita delle foglie nei frutti e della caduta dei rami della chioma dell’albero infetto. Nei casi più gravi e definitivi, il CTV è anche causa di intero disseccamento ovvero della morte della pianta.

Nel 2005 la direttiva europea che impone la lotta obbligatoria al virus Citrus Tristeza è giunta in Italia, ed è stata assimilata dalla regione siciliana soltanto quest’estate.
Ma nonostante l’obbligo di estirpazione delle piante malate e la distruzione degli afidi vettori, la Regione ha deciso che gli agrumicoltori non riceveranno alcun rimborso prestabilito per le loro cure.

Il che potrebbe anche comportare la perdita di diversi quintali di arance; poiché non sono pochi i produttori siciliani che a causa della tristeza hanno contratto debiti.
In questi giorni, il Presidente di Forza Italia dell’ARS, l’onorevole Marco Falcone, presenterà la sua interrogazione al Governo e all’Assessore all’Agricoltura «per conoscere i termini e le motivazioni della gravissima decisione», ha dichiarato.

Se gli agrumicoltori non potranno che dedicarsi alla chiusura dei loro impianti, l’intero settore agrumicolo potrebbe essere a rischio, con serie conseguenze per l’equilibrio economico della Sicilia.

Oltre all’arancio amaro, ad essere attaccati dal CTV sono anche il pumelo, il limone rugoso e il mandarino di Cleopatra, una delle cultivar più conosciute e diffuse nel mondo.
Originario dell’India, il mandarino di Cleopatra è ormai presente nei terrazzi, nei giardini e nelle tavole degli Stati Uniti, della Spagna e del Sud Africa, dove viene apprezzato fresco e utilizzato anche come pianta ornamentale al pari di limone e arancio amaro.

Introdotto dagli Arabi al tempo della dominazione di Sicilia, l’arancio amaro è apprezzato soprattutto per il suo buon odore, ma viene coltivato in grandi quantità anche per apparire sugli scaffali dei nostri mercati e supermercati, e persino nei vivai.
Nel 2013, più del 60% della superficie coltivata dell’Isola era occupata da agrumeti, che sono disposti soprattutto nei territori del catanese e del siracusano; secondo i dati di FLAI-CGIL, l’industria dell’agrume movimenta ogni anno, in Sicilia, ben 5 miliardi di euro.

Mandarino, arancia e limone vengono dunque anche molto utilizzati in ambiente medico e cosmetico, grazie alla presenza del limonene, dell’acido malico e dell’acido ascorbico. Persino la buccia del mandarino e del limone sono infatti preziose, perché veicolano importanti proprietà antiossidanti.

Per non parlare poi degli effetti che il succo ha sul nostro organismo: dal limone si ricava un liquido in grado di agire come antisettico, antibatterico e antiemorragico; mentre il succo del mandarino e dell’arancia sono alleati del sistema immunitario in generale, oltre ad essere in grado di prevenire la ritenzione idrica e di contrastare lo sviluppo del cancro.

Il succo di mandarino facilita inoltre la diuresi e scoraggia invece la costipazione. I suoi olii essenziali sono anche in grado di conciliare il sonno e tenere lontano lo stress; mentre il succo di limone aiuta a mantenere bassa la pressione arteriosa e il glucosio nel sangue.

Autore | Enrica Bartalotta