La Sicilia non è soltanto mare, sole e cucina: è un’isola di antichi misteri, di bellezze naturali ed enigmi archeologici che sfidano la logica.
C’è un luogo, tra i boschi e le montagne del messinese, dove la pietra assume forme che inquietano e incantano. Una Stonehenge siciliana, nascosta tra i crinali, che ancora oggi interroga chiunque la visiti.
Forme impossibili: opere della natura o della mente umana?
A 1200 metri di altitudine, tra le cime dei Nebrodi, i Peloritani e l’Etna, sorge l’altopiano dell’Argimusco, noto per i suoi megaliti in arenaria quarzosa dalle sagome straordinariamente realistiche. Alcune formazioni sembrano animali: un’aquila con le ali spiegate, un elefante, un mammut. Altre ricordano figure umane, come la Vergine in Preghiera, scolpita in un costone di roccia.

Secondo la tradizione popolare, questi imponenti massi sarebbero stati eretti da antiche popolazioni preistoriche. Gli archeologi, dopo anni di studio, non hanno, però, trovato tracce di insediamenti umani. L’ipotesi dominante è che si tratti di erosioni naturali, modellate da vento, pioggia e neve, ma è davvero possibile che la natura abbia creato figure tanto perfette? Il dubbio persiste, alimentando la leggenda.
Archeoastronomia e simboli celesti
Alcune rocce presentano scavi geometrici, come la celebre Vasca Rettangolare, e cavità che sembrano sepolcri. La disposizione dei megaliti sul terreno ha fatto pensare a un calendario litico, simile ad altri siti preistorici.
Studiosi di archeo-astronomia hanno ipotizzato che l’Argimusco fosse utilizzato per osservare il cielo e celebrare riti legati ai cicli della natura. Alcuni, invece, collegano le rocce al tardo Medioevo, quando rituali esoterici venivano tenuti nascosti per sfuggire all’Inquisizione.
Un itinerario tra giganti di pietra
Passeggiare sull’altopiano significa attraversare un paesaggio fuori dal tempo. Tra le formazioni più celebri: “il Grande Mammut”, “il Piccolo Mammut”, “la Cresta del Drago”, “l’Elefantino”. “Il Varco del Leone”, un passaggio tra due rocce, diventa una meridiana naturale: il sole lo attraversa in precisi momenti dell’anno.

Altri sentieri conducono alla “Testa di Serpente”, alla “Rupe Grande”, fino all'”Orante”, anche nota come “Rupe dell’Acqua”, dove si trova la misteriosa vasca scolpita nella pietra. Da ogni punto, lo sguardo si apre su panorami mozzafiato, dalle Eolie a nord fino all’entroterra montano.
L’Argimusco si trova tra i comuni di Montalbano Elicona e Roccella Valdemone. Il primo è un borgo medievale dominato da un castello aragonese ben conservato. Tra le sue vie si scoprono chiese trecentesche e antichi mulini a vento.
Roccella, meno conosciuta ma ricca di fascino, custodisce la Chiesa Madre di San Nicola, la Chiesa di Santa Maria dell’Udienza e la minuscola Chiesetta del Calvario, alta su un colle dove un tempo venivano eseguite le condanne capitali.
Il vicino Bosco di Malabotta, che circonda parte dell’altopiano, è una riserva naturale che conserva alberi secolari, fauna selvatica e un’atmosfera primordiale. Esplorarlo a piedi significa immergersi in un ecosistema raro e affascinante, dove la natura sembra ancora custodire antichi segreti. Nei dintorni, è imperdibile anche una visita a Tindari, celebre per il Santuario della Madonna Nera e le sue lagune.
